REFERENDUM SUL LAVORO: LA CGIL INCONTRA LA SEN. MUSSINI CHE PORTA IL SUO SOSTEGNO ALLA CAMPAGNA
“Dare ai cittadini la possibilità di votare sui due referendum promossi dalla Cgil è innanzitutto una questione di democrazia”.
Al centro del confronto tra la Segreteria della CGIL di Reggio Emilia e la Sen. Mussini, Vicepresidente del gruppo Misto al Senato, svoltosi questa mattina alla Camera del Lavoro di via Roma, non solo i due referendum sull’abrogazione dei voucher e il ripristino della “responsabilità solidale” nella catena degli appalti, ma anche la legge di iniziativa popolare promossa sempre dalla CGIL: la “Carta dei diritti universali del lavoro”.
“Le tre cose assieme – ha spiegato Guido Mora, Segretario generale della CGIL reggiana – puntano a invertire la rotta tracciata dal Jobs act e dagli altri interventi che hanno scardinato l’impianto dello Statuto dei lavoratori, favorendo la crescita della precarietà e restringendo il perimetro delle tutele. Bisogna andare nella direzione opposta, ridefinendo un nuovo Statuto dei lavoratori, per confermarne i principi ispiratori, adattandoli alla nuova realtà del mercato del lavoro. Perché questa precarizzazione ulteriore, questa scelta di ridurre il lavoro a merce, di mettere in discussione ogni vincolo in capo all’impresa, di usare il lavoratore schiacciando semplicemente un interruttore non sta producendo miglioramenti sul piano economico, tanto meno sul piano sociale come ci dicono i dati Istat”.
34mila firma raccolte in provincia di Reggio (1,2 milioni a livello nazionale) non sono solo numeri, sono “cittadini” che hanno affiancato la CGIL nel lancio dei referendum sul lavoro attraverso i quali si vuole tutelare e migliorare le condizioni di vita delle famiglie italiane. Abolendo norme che hanno solamente aumentato la precarietà dell’occupazione ed accentuato la crisi economica nel Paese.
Un forte sostegno alla campagna referendaria è venuto dalla Senatrice Mussini che ha iniziato il suo intervento con un giudizio severo sul jobs act: “la legge del lavoro non era una legge buona e non andava votata.
Gli elettori vogliono dire la loro e non vogliono che le cose avvengano sulla loro testa. Una opposizione vera non può agire da sola ma deve muoversi assieme a tutte quelle forze che vogliono costruire qualcosa di vero e praticabile per il futuro.
Il lavoro è uno strumento che può risolvere questa fase di malessere se in esso c’è il riconoscimento della dignità sia individuale che collettiva.
I voucher distruggono la solidarietà sociale perché recidono il legame tra i lavoratori, tra la fatica e il risultato del lavoro, tra l’identità individuale e le capacità professionali espresse.
Nei voucher non c’è nessun riconoscimento della qualifica e delle competenze delle persone. È uno strumento semplicemente da abolire.”