PROCESSO AEMILIA A REGGIO: SI PUO’ E SI DEVE
La Cgil di Reggio Emilia, assieme a quelle di altri territori emiliani, si è costituita parte civile nel processo Aemilia soprattutto perché la sua celebrazione può rappresentare il vero punto di svolta nel contrasto all’infiltrazione della criminalità organizzata nel nostro territorio.
La fase pubblica del dibattimento permetterà alla società reggiana di toccare con mano, meglio che con mille convegni, una realtà di cui tutt’ora manca la percezione complessiva della dimensione e profondità.
Le stesse parole con cui il Giudice delle Indagini Preliminari ha respinto la richiesta degli imputati di trasferire il processo in Calabria, parlando di una organizzazione criminale autonoma che dalla nostra provincia si irradia nel resto del nord-Italia con modalità specifiche e peculiari, dovrebbero bastare da sole a spiegare che queste motivazioni non possono essere vanificate da un problema amministrativo.
Quindi anche noi chiediamo con forza che il processo si svolga a Reggio Emilia, in uno spazio adatto ad ospitare non solo giudici, imputati ed avvocati, ma anche i rappresentanti delle parti civili, gli operatori dell’informazione locale ma soprattutto un pubblico che auspichiamo numeroso, a partire dagli studenti delle scuole superiori.
Non abbiamo capito per quale motivo sia stata scartata la possibilità di allestire a questo scopo alcuni locali nel complesso fieristico di via Filangeri che, oltre agli indubbi vantaggi logistici, rappresenta secondo noi la miglior soluzione anche in termini di costi / benefici operativi.
Di sicuro spostare giudici, atti e cancellieri del Tribunale di Reggio per anni in un’altra città costerebbe alla fine molto di più, oltre che sguarnire l’attività ordinaria dello stesso Tribunale, che pur deve proseguire.
Un altro punto delicato, di cui non si parla a sufficienza, è la sorveglianza. Un processo del genere impegna a tempo pieno non soltanto gli operatori della Polizia Penitenziaria, ma tutto il complesso delle forze dell’ordine locali, con la conseguenza di distoglierle dai consueti compiti di presidio del territorio, e questo è un problema che non si può supplire con la buona volontà o le risorse degli enti locali, se anche ci fossero.
In sostanza, secondo noi, i Ministeri della Giustizia e degli Interni, il Governo hanno il dovere di mettere il Tribunale e la Città di Reggio Emilia nelle condizioni di esercitare in modo adeguato il diritto ad avere qui il dibattimento, provvedendo agli allestimenti ed alle dotazioni di organico necessarie. I cittadini reggiani che pagano le tasse, ed i lavoratori ed i pensionati che rappresentiamo sono certamente tra questi, hanno diritto ad avere uno Stato che funziona.
La Segreteria della CGIL di Reggio Emilia