Rilevazione dei dati sulla crisi aprile 2014
Mese | Numero Aziende | Numero Lavoratori |
---|---|---|
Aprile 2009 | 468 | 20.250 |
Aprile 2010 | 495 | 22.639 |
Aprile 2011 | 250 | 9.851 |
Aprile 2012 | 265 | 10.332 |
Aprile 2013 | 385 | 16.251 |
Aprile 2014 | 268 | 11.258 |
Ad Aprile 2014, su Marzo 2014, il numero dei lavoratori interessati agli ammortizzatori sociali diminuisce di 969 unità.
In particolare diminuisce il ricorso alla Cassa Integrazione Ordinaria – meno 887 lavoratori ma anche alla Cassa Integrazione Straordinaria – meno 1 azienda e 229 lavoratori e restano stabili i Contratti di Solidarietà con meno 3 aziende e più 147 lavoratori.
Dati CIG Aprile complessivi: i lavoratori interessati agli ammortizzatori sociali sono 11.258 unità, con una diminuzione di 2.164 lavoratori rispetto al mese di Dicembre 2013.
Ore autorizzate: rispetto al periodo Gennaio/Aprile 2013, diminuiscono, nello stesso periodo 2014, le ore di Cassa Integrazione Ordinaria del 57,0% e aumentano del 24,1% per le Casse Straordinarie e i Contratti di Solidarietà.
Esplode il dato della Cassa Integrazione in Deroga – + 134,63% – perché nel 2014 sono state finanziate ed erogate una parte delle ore di sospensioni effettuate nel 2013.
Settori interessati: delle 3.027.008 di ore autorizzate il 59,9% è stato utilizzato nell’Industria, il 14,4% nel settore dell’edilizia e il 13,1% nel settore del commercio.
Licenziamenti collettivi: ad Aprile 2014, dall’inizio della crisi (2008), sono 249 le aziende che hanno attivato procedure di mobilità per 4.419 lavoratori
(+ 488 rispetto a Dicembre 2013).
Ad Aprile 2014 sono 51 le imprese con ricorso alla cassa integrazione straordinaria che interessano 2.981 dipendenti: quasi tutte le aziende sono in procedura concorsuale o hanno cessato l’attività. Se non interverranno nel frattempo soluzioni alternative alla chiusura (come ad esempio l’acquisizione da parte di terzi), questi addetti rischiano la collocazione in mobilità al termine dell’utilizzo dell’ammortizzatore.
I contratti di Solidarietà attivati sono 77 per complessivi 5.090 lavoratori coinvolti.
Sono già giunti al limite concedibile i ricorsi a CIGS e Contratto di Solidarietà in 328 imprese nel periodo dal 2009 ad Aprile 2014.
Il 33,5% delle aziende è ricorsa ad un secondo o un terzo ammortizzatore sociale: dalla Cassa Straordinaria al Contratto di Solidarietà o viceversa, dalla Cassa Straordinaria a quella Ordinaria o alla Cassa in Deroga.
Il 17,7% delle aziende ha invece cessato l’attività produttiva collocando i lavoratori in mobilità.
Il 48,8% delle aziende (con 9.802 lavoratori coinvolti) hanno ripreso la normale attività lavorativa anche se, in diversi casi, il personale è stato ridimensionato anche per il semplice blocco del tourn-over.
Continuano le difficoltà nel pagamento della Cassa in deroga a seguito del mancato finanziamento dell’ammortizzatore da parte del Governo; ci sono quindi migliaia di lavoratrici e lavoratori, perlopiù dipendenti di piccole imprese, che da mesi e mesi non percepiscono integrazioni salariali.
Nel frattempo è diventata legge dell’attuale Governo la totale liberalizzazione dei contratti a termine: il rapporto di lavoro a tempo determinato, anche in somministrazione, non necessita più di nessuna causale e la sua durata non può superare i 36 mesi, il che significa che può arrivare fin a 36 mesi. Il testo del decreto precisa che vi potranno essere cinque proroghe nell’arco dei complessivi 36 mesi, indipendentemente dal numero dei rinnovi (che potranno essere illimitati con lo stesso o con più datori di lavoro).
“Con questo ennesimo intervento normativo il lavoro viene reso ancor più invisibile, ricattabile, incerto – dichiara Mora Guido Segretario Generale CGIL Reggio Emilia – dentro una crisi che rende soli e vulnerabili i lavoratori ogni giorno di più.”
Abbiamo dimostrato che più precarietà genera ulteriore precarietà e meno produttività e i dati, anche provinciali, lo confermano e non si crea nessun posto di lavoro nuovo come dimostrano studi internazionali dell’OCSE.
Non c’è nessuna visione prospettica in una legge di questo tipo, non c’è nessun tassello per la costruzione di un futuro per i giovani che dia a loro certezze identitarie, professionali ed economiche perché non c’è traccia di politiche industriali anticicliche trainate dall’intervento di investimenti pubblici.
Cambiano i Governi ma non la visione di sviluppo del paese, sempre in bilico tra illegalità, lavoro nero e soluzioni a favore delle imprese che utilizzeranno queste normative per praticare i più elevati tassi di sostituzione mai visti: dai contratti a tempo indeterminato a quelli a termine, dai salari contrattuali a quelli individualizzati.