I DIPENDENTI DELL’ASP DON CAVALLETTI CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE: RIAPERTO LO STATO DI AGITAZIONE
Il personale dipendente dell’Asp Don Cavalletti di Carpineti non ci sta, e rigetta il percorso di completa privatizzazione dei servizi dell’Istituto verso cui vuole incamminarsi l’Amministrazione comunale, riaprendo così lo stato di agitazione.
Una volontà chiara quella dei lavoratori emersa durante l’assemblea tenuta martedì con le segreterie provinciali di Cgil Cisl Uil e le rispettive categorie della funzione pubblica (Fp Cgil Cisl Fp Uil Fpl) ribadita ora dopo le dichiarazioni del presidente dell’Unione Montana che disattendono agli impegni presi in Prefettura proprio sull’avanzamento di un confronto di merito sul futuro dell’Istituto.
E’ stato Enrico Bini stesso, nell’incontro che si è tenuto lo scorso primo febbraio presso la sede dell’Unione, a parlare, in rappresentanza di tutti gli amministratori del territorio, confermando la decisione di esternalizzare i servizi, attualmente gestiti in Asp, alla cooperazione sociale.
“Così facendo si viene meno agli impegni precedentemente assunti per mantenere aperto un tavolo tecnico distrettuale che verifichi la sostenibilità della Don Cavalletti a gestione pubblica e per ricercare tutte le soluzioni che permettano di traguardare un percorso condiviso, prima di decidere sul futuro della Struttura: ultimo baluardo pubblico del socio assistenziale nel distretto della Montagna Reggiana – sottolineano i sindacati -. Anche la decisione di esternalizzare il servizio di assistenza domiciliare (Sad), ora gestito direttamente in Asp, va nella direzione opposta alla nostra proposta, che è quella di rafforzare l’Asp e non di indebolirla. Pensiamo che il comportamento di netta chiusura al prosieguo del confronto da parte dell’Unione sia grave. Sia nei confornti dei lavoratori, sia nei confronti della cittadinanza, giacchè le decisioni assunte condizioneranno il futuro di servizi importanti rivolti ad una fascia sempre crescente di cittadini. Crediamo ci sia bisogno di confronto proprio per non lasciare nulla di intentato ”.
Per queste ragioni le organizzazioni sindacali chiedono che venga ripristinato rapidamente il tavolo presso l’Unione Montana e hanno deciso non solo di proclamare lo stato di agitazione, ma anche di aprire una fase di mobilitazione che coinvolga e informi la cittadinanza tutta sulle prospettive dei servizi nell’intero distretto.