IL SISTEMA SOLARE DI VALERIO
Paolo Bonacini, giornalista
Alla fine lo schema della ‘ndrangheta emiliana, l’istantanea che illustra l’organigramma della cosca alla vigilia degli arresti del 2015, è arrivato quando meno te lo aspetti. Nel tardo pomeriggio di una udienza, quella di martedì 28 novembre, in cui a parlare in video conferenza era l’ultimo collaboratore di giustizia del processo Aemilia: Salvatore Muto.
Ma a scattare la foto, anzi a disegnarla su di un foglio protocollo, è un altro collaboratore, che torna a sorpresa in collegamento dal luogo segreto in cui si trova: Antonio Valerio.
E’ l’uomo che ha tenuto banco nelle udienze dalla fine di luglio ai primi di novembre, raccontando vita morte e miracoli degli ultimi trent’anni di affari loschi della ‘ndrangheta tra Cutro e Reggio Emilia. Il “pulitino”, soprannome di famiglia, che tante volte aveva parlato di una ‘ndrangheta 5.0, moderna, fluida, non più legata alla vecchie gerarchie verticali che partono dal boss e scendono a cascata con i gradi, dal Crimine in giù fino al Picciotto.
Una associazione, quella del terzo millennio, composta invece da “linee parallele” di azioni e responsabilità che prima o poi si incontrano come le “linee di fuga del Brunelleschi”, che concorrono affiancate a realizzare gli obbiettivi complessivi della consorteria in un vorticoso sovrapporsi e alternarsi di interessi collettivi e fini individuali, di amicizie e diffidenze, di accordi e tradimenti, di abbracci amorevoli e meno affettuosi colpi di pistola alla testa. Tanto ne ha parlato, Valerio, che un bel giorno il presidente del collegio giudicante Francesco Maria Caruso gli ha chiesto di schematizzarlo in un disegno, questo diagramma di flusso dell’organizzazione reggiana, e alla fine il disegno ha preso corpo ed è stato mostrato in aula.
E’ questo.
Quattordici circonferenze affiancate e tangenti, attraversate dalle due famose linee parallele che si toccheranno solo all’infinito. Sette cerchi per ogni linea, quasi un sistema solare di mondi che dialogano tra di loro attraverso le diagonali tratteggiate. Un sistema che però è senza sole, perché non c’è una stella che brilla più delle altre. Neppure Nicolino Grande Aracri trova spazio tra questi pianeti, forse perché lui e il suo potere sono finiti attratti dal buco nero di una detenzione carceraria dalla quale difficilmente si libererà visti i secoli di galera che lo attendono.
Il primo mondo che si incontra viaggiando nello spazio di Valerio è quello di Nicolino Sarcone, il cui nome proprio è affiancato a quello dei fratelli Gianluigi, Peppe e Carmine, per dire che tutta la famiglia comanda. O forse per segnalare che anche in questo centro di comando le gerarchie non sono cementate una volta per tutte. Nicolino si è preso 15 anni di galera più tre di libertà vigilata nel rito abbreviato e ascoltando Valerio si può dedurre che negli ultimi anni il centro di gravità si fosse spostato sul fratello Gianluigi. Il quale però si trova a sua volta dietro le sbarre ed è talmente preso di mira dai racconti dei collaboratori da avere scelto l’isolamento rispetto agli altri detenuti, per non scatenare reazioni o perché le teme.
Qualcosa si è rotto nell’armonia di questo mondo che sembra il pianeta più abitato del sistema Solare di Valerio. Ci sta dentro tutta la vecchia guardia dei “Presentabili”, da Giuseppe Iaquinta a Pasquale Brescia e Alfonso Paolini: gli uomini ai quali si aprivano le porte dei salotti buoni di Reggio Emilia e spesso anche gli uffici della Questura. E’ un pianeta a stretto contatto con quello distante solo una ventina di chilometri, a Brescello. Un mondo brullo e con poca vita nel quale comanda Alfonso Diletto e basta. Oggi non c’è più neppure il sindaco, perché il comune è stato commissariato. Francesco Grande Aracri che vive qui, sebbene sia il fratello del capo Nicolino, non viene neppure menzionato. Finisce nella schiera degli “altri”, termine col quale Valerio liquida gli abitanti di poco peso.
Sulla linea dei mondi paralleli e speculari ai primi troviamo quelli governati dai Silipo e dai Bolognino, dove saltano agli occhi anche cognomi emiliani doc: Costi, Salsi, Gibertini, Bianchini. Per ricordare a tutti che la cosca emiliana non è solo un problema di immigrazione cutrese.
Affiancato al pianeta Diletto non poteva esserci che il Lamanna, governatore nel cremonese e nel piacentino che si incontra a Parma con il capo brescellese. Alla sua corte il violento Antonio Rocca, protagonista del processo Pesci sulle malefatte della Familgia nel mantovano e il braccio destro del capo Salvatore Muto che sta confessando in queste udienze. Da giovedì 30 novembre Muto dovrà reggere in aula al controesame delle difese: sarà un nuovo incontro di boxe.
Salvatore è atterrato comunque nel pianeta di Francesco Lamanna provenendo da un altro mondo, quello dei Muto appunto, che sono talmente tanti invischiati nel processo e nella ‘ndrangheta da meritarsi un regno a parte.
Come gli Amato del resto, come i Vertinelli, come i Floro Vito, con i rispettivi entourages.
Andando verso i bordi del sistema solare troviamo il mondo di Frontera, Cappa e Pallone, poi quello di Villirillo e Mancuso. Ci sono tanti altri nomi con loro, ma si fatica a decifrarli tanto siamo lontani dal perno, dal baricentro del sistema solare.
E’ un pianeta solo apparentemente uguale agli altri, collocato sulla linea prospettica più alta, con tre mondi a destra e tre a sinistra perfettamente equilibrati. I nomi che identificano il corpo celeste sono quelli di Valerio e di Blasco, gli amici nemici di una intera vita. Con loro stanno Eugenio Sergio, quello che chiedeva i voti di Lamanna nel 2014 per il candidato sindaco Vecchi, Roberto Turrà, quello che diceva alla titolare di una azienda agricola per convincerla a vendere: “Noi i campi li concimiamo con il sangue buono, non con quello di bue”, e Baachaoui Karima, quella che si dice molto bella e che adesso è latitante non si sa dove.
E’ un mondo scritto con la biro rossa e con la biro blu, perché è noto che Antonio Valerio odia l’inchiostro nero, in quanto non sopporta più quel colore dopo tutto il “nero” che ha movimentato nei suoi affari.
Checchè ne dica il collaboratore, è il mondo che fa da perno al suo disegno.
Se Valerio fosse il grande scrittore Isaac Asimov, il suo pianeta si chiamerebbe Trantor: il cuore della galassia, il centro di comando di tutto l’universo conosciuto.
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