SIAMO SOLO NOI: PROFUGHI E SFRUTTATI
Paolo Bonacini, giornalista
La più odiosa e pericolosa delle truffe, che utilizzava come merce a basso costo i profughi richiedenti asilo appena sbarcati dopo la fuga dall’Africa per gestire la sicurezza nei grandi concerti del centro nord Italia. Dai Rolling Stones ai Depeche Mode, passando per la grandiosa serata al Modena Park di Vasco Rossi nel luglio 2017.
Racconta ai carabinieri di Reggio Emilia uno di loro: “Sono giunto in Italia clandestinamente nel giugno 2016 dopo essere stato salvato in mare da una nave ONG durante il mio trasporto, su uno dei tanti barconi proveniente dalla Libia… Una volta a Modena, da quando abbiamo cominciato il lavoro a quando lo abbiamo terminato, nessuno mi ha mai chiesto un documento. Se io fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa…”. Quando nell’aria salivano le note di “Siamo solo noi”, questo signore avrà pensato: “Siamo solo noi ad essere trattati peggio di una cosa inutile ma utile per arricchirsi, ad essere fuggiti da un incubo per piombare in un altro forse peggiore”.
Stranieri senza identità, persone che nessuno vuole ma che tutti sono pronti a sfruttare. Non conosceva una parola d’italiano la maggior parte di questi “addetti alla sicurezza” nei concerti, ma si trovava in buona compagnia perché tra i reclutati figuravano anche nomadi e pregiudicati, ai quali veniva messo attorno al collo un pass con foto e false credenziali della Prefettura di Napoli. Poi venivano spediti a garantire il controllo degli accessi, la gestione del pubblico, la sicurezza sotto il palco, in eventi dalle dimensioni eccezionali e con in mano la vita di centinaia di migliaia di persone. Con l’aggravante dello sfruttamento in turni massacranti fino a 15 ore al giorno, privi di pause e senza alimenti, per 6 euro all’ora pagati solo in parte con la promessa di saldo ad un nuovo concerto.
La “Tempesta perfetta”, come Vasco ha definito il suo concerto il giorno dopo Modena Park, non era poi tanto perfetta. Il cantante non poteva saperlo, ma le Forze dell’Ordine forse qualche dubbio l’avranno avuto vedendo tutti quegli africani addetti alla sicurezza. E le congratulazioni agli organizzatori del ministro dell’interno Marco Minniti acquisiscono oggi il sapore amaro della beffa: “Uno straordinario evento – disse – reso possibile da una straordinaria cooperazione fra istituzioni nazionali, locali e private. Un modello che ha tenuto insieme la sicurezza in uno spazio aperto e la gioia di un evento indimenticabile“. Tutto vero a parte la sicurezza, sacrificata quella sera come in tanti altri concerti al crimine e allo sfruttamento.
I responsabili di questo “caporalato estremo”, secondo la Procura di Reggio Emilia e i Carabinieri che hanno condotto le indagini, sono quattro persone verso le quali il Tribunale ha emesso misure cautelari eseguite all’alba di lunedì 28 gennaio. In manette sono finiti Damiano Leone e la madre Franca Ceglia, pregiudicati di origine campana con base a Reggio Emilia. Ad altri due imprenditori di Modena e Bologna, titolari di due importanti società che operano nel campo della sicurezza, è stato interdetto l’esercizio di ogni attività. Sono Giorgio Ruffo della All Areas di Modena e Giovanni Palermiti della SG Investigation di Imola che, dopo aver ottenuto appalti o subappalti per i concerti, compravano il personale dei servizi di sicurezza dalla Service DL di Damiano Leone a Reggio Emilia, senza evidentemente effettuare troppi controlli. Eppure ai vertici della SG Investigation sta un ex finanziere in pensione di 63 anni, Palermiti, che aveva operato nella polizia giudiziaria di Agrigento e guidato unità operative del GICO, il gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata. Se non vedeva lui “Le signore della truffa”, come vennero chiamate Franca Ceglia e la sorella Vincenza nel 2017, quando furono indagate assieme al figlio Leone e ad altre 15 persone nell’ambito della operazione “Deep Impact”, sempre coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi, chi le doveva vedere? I reati ipotizzati allora, per un invidiabile record di circa 500 truffe on line portate a termine, erano di associazione per delinquere, truffa aggravata, ricettazione, sostituzione di persona, estorsione e falso in atto pubblico. Si andava dalle sexy trappole alla finta beneficenza passando, ironia del malaffare, per la vendita di biglietti falsi per concerti. In carcere erano finiti in sei, compresi Franca Ceglia e il figlio Damiano. Erano esperti anche nel riciclaggio, trasformando il denaro incassato con le truffe in titoli di credito alle slot machine.
Oggi sono stati nuovamente arrestati e i dettagli dell’operazione “Security Danger” che li mette all’angolo provocano brividi. I concerti in cui operavano con la falsa sicurezza garantita dai profughi ospitavano maree di persone. Tra gli altri i Guns’N Roses di Imola il 10 giugno 2017, i Depeche Mode a Milano il 28 giugno, David Guetta a Padova il 28 luglio, il DJ Salmo il 9 settembre, e poi i due eventi più importanti dell’anno: Vasco Rossi a Modena il primo luglio 2017 e i Rolling Stones a Lucca il 23 settembre.
In queste grandi arene lavorava il centinaio di persone offerte dalla Service DL: profughi salvati in mare e sbarcati da pochi mesi, persone senza fissa dimora e senza alcun titolo o documento, che venivano reclutati e dotati a sole poche ore dal concerto di tesserini contraffatti a cui veniva incollata una foto a fianco di false credenziali. Diventavano addetti alla sicurezza con quel pass al collo e potevano muoversi senza essere sottoposti ad alcuna forma di controllo. Accedevano all’area dei concerti, alcuni anche fin sotto il palco, per il filtraggio del pubblico, il controllo degli effetti personali e dei biglietti, la vigilanza degli ingressi, compresi quelli riservati alle Forze di Polizia e ai mezzi di soccorso.
“Decine di migliaia di persone erano esposte ad un rischio incommensurabile in termini di sicurezza”, dicono i carabinieri di Reggio Emilia, “in un periodo di elevata sensibilità ed attenzione in tema di potenziali attentati terroristici”.
I falsi pass/tesserini sono stati ritrovati e sequestrati nelle abitazioni dei reggiani arrestati. Garantivano la rigorosa verifica dei requisiti soggettivi e della partecipazione dei titolari agli indispensabili corsi di formazione per eventi di quella portata. Ma in realtà finivano al collo di fantasmi senza nome e senza titolo, da pagare con pochi spiccioli e da tenere aggrappati alla speranza di un lavoro per nuovi concerti in altre piazze.
I 220mila che hanno assistito al grande concerto di Vasco Rossi a Modena possono tirare un sospiro di sollievo: per fortuna erano questi fantasmi a garantire la sicurezza, non chi li ha comprati per pochi spiccioli all’ora.
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