MERCATO DEL LAVORO 2018 IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA: IL REPORT DELLA CGIL
I DATI 2018 CONFERMANO LA PRECARIZZAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO A REGGIO EMILIA
Il mercato del lavoro continua a muoversi nella stessa direzione del 2017: crescono gli avviamenti ma cambia la sua struttura. Dall’inizio della crisi crescono le fragilità, precarizzazione e calano i posti di lavoro a tempo pieno.
TABELLA 1. Avviamenti/Cessazioni (teste) Serie storiche 2007-2018
I dati 2018 riguardanti avviamenti e cessazioni in Provincia di Reggio Emilia, su dati forniti dalla Agenzia Regionale per il lavoro dell’Emilia Romagna tramite i servizi per l’impiego, mostrano una dinamica positiva rispetto agli anni precedenti. Come nel 2015, nel 2016, nel 2017 anche nel 2018 gli avviamenti superano le cessazioni (+4.973).
Il numero degli avviamenti è tornato ai livelli pre-crisi (2007= 101.985; 2018= 106.499). Da precisare che un saldo positivo è certamente un fatto economico positivo, ma non può essere interpretato tout-court come corrispondente creazione di posti di lavoro, come vedremo più avanti.
Confrontando i dati relativi al numero di rapporti di lavoro instaurati con il numero di lavoratori coinvolti, si nota che seppure il numero di lavoratori avviati è nel 2018 il più alto degli ultimi 10 anni, quello dei lavoratori coinvolti risulta ancora inferiore del 4,6% al numero dei lavoratori coinvolti nel 2007 (anno pre-crisi).
Il saldo tra numero di lavoratori avviati e quelli cessati è positivo nel 2018 di +1.614 unità, ma resta inferiore al saldo registrato nel 2007 (era 6 volte superiore +9.965).
Anche il saldo positivo tra numero di lavoratori avviati e cessati, per quanto più significativo del numero dei rapporti di lavoro in positivo, non può essere considerato direttamente come indicatore della creazione di nuovi posti di lavoro equivalenti (cioè a tempo pieno), poiché per creare un posto di lavoro equivalente a tempo pieno potrebbe essere necessaria la somma di più lavoratori con contratti di durata inferiore all’anno e/o con varie forme di orario ridotto.
Tanto più che, osservando il numero medio di rapporti avviati nell’anno per ciascun lavoratore, si nota che in media per ogni lavoratore vi sono stati 1,60 avviamenti nel 2018, media che rappresenta un aumento del 9,6% rispetto al 2007.
TABELLA 1-BIS. Avviamenti pro capite per età
Come nel 2017, anche nel 2018 c’è più turn over, più mobilità ma allo stesso tempo si sono parzialmente modificate le modalità d’impiego del personale per effetto della crisi e delle ristrutturazioni nelle imprese ad essa seguite. Cresce l’utilizzo volante e precario della mano d’opera a scapito della stabilizzazione. L’aumento della media dei rapporti di lavoro indica una strutturalità della precarizzazione nel mercato del lavoro reggiano. La precarizzazione ha colpito in particolar modo i lavoratori nella fascia di età compresa tra 25 e 44 come si evince dalla tabella 1bis: il 51,0% del totale degli avviamenti pro capite è concentrato in questa fascia di età con un numero che va da 1 a più 20 avviamenti al lavoro nell’arco di un solo anno. E’ preoccupante anche la situazione di precarietà che coinvolge i lavoratori over 45 anni con il 28,1% del totale degli avviamenti.
TABELLA 2. Avviamenti per tipo di rapporto di lavoro (Indice di precarizzazione) Serie storiche 2007-2018
L’aumento della precarietà è dimostrato anche dalla tipologia di rapporti di lavoro avviati. Le dinamiche riguardanti la % degli avviamenti a tempo indeterminato nella seria storica dal 2007 al 2018 mostrano un fenomeno che è di conferme e di complessità. Si conferma che il tempo indeterminato nella sua misura inferiore al 20% degli avviamenti (in confronto al tempo determinato che sta oltre l’80%), rimane una modalità secondaria di avviamento al lavoro. In questo quadro la lievissima ripresa del tempo indeterminato nel 2018 sul 2017 (+2,5%) pare essere frutto di un leggero consolidamento della base occupazionale nella nostra provincia.
TABELLA 3. Avviamenti per classe di età e genere Serie storiche 2007-2018
Gli avviamenti segmentati per classe di età mostrano una tendenza alla modificazione dell’assetto strutturale del mercato del lavoro, crescono di peso nel corso del tempo quelli che riguardano i lavoratori in fascia di età 45 e oltre (dal 19,7% del 2007 al 27,4% del 2018), cala di quota la fascia 25-44 (-6,5%) e cala di poco quella più giovane.
TABELLA 4. Avviamenti tempo pieno – partime e per genere Serie storiche 2012-2018
Il peggioramento qualitativo del mercato del lavoro è dimostrato anche dal calo della quota di avviamenti a tempo pieno negli ultimi 6 anni, passati dal 72,5% al 69,4%, mentre la quota degli avviamenti a tempo parziale è cresciuta dal 27,5% al 30,6%. E’ evidente che un aumento della quota di avviamenti a tempo parziale comporta un incremento di avviamenti e di lavoratori necessari a determinare un posto di lavoro a tempo pieno.
TABELLA 5. Avviamenti per Settore e per genere 2018/2017
Nel 2018 il 61,7% del totale degli avviamenti, è nei servizi. Si conferma il trend degli anni 2016 e 2017.
Gli avviamenti nell’industria calano del 0,5% relativamente al 2017.
I braccianti agricoli costituiscono in assoluto la qualifica più numerosa di lavoratori avviati con 8.131 (+0,71% rispetto al 2017).
Seguono i facchini e addetti allo spostamento merci e assimilati con 5.543 lavoratori avviati. Al terzo posto i camerieri di ristoranti con 4.239 lavoratori avviati.
Avviamenti al lavoro con qualifiche di basso profilo professionale e con basse retribuzioni in settori con basso valore aggiunto.
TABELLA 6. Avviamenti per macrotipologia contrattuale 2018/2017
Nel 2018 si conferma il trend del 2017, per quanto concerne il lavoro a chiamata, che registra un aumento del +3,8%.
Si registra uno lieve aumento del lavoro a tempo indeterminato (+1,9%) ma l’89,4% del totale degli avviamenti rimangono rapporti di lavoro oggettivamente precari.
TABELLA 7. Avviamenti al lavoro 2018/2017 per cittadinanza
Nel 2018, 27.974 avviamenti al lavoro hanno interessato i lavoratori stranieri di cui il 21,8% a tempo indeterminato (6.105 rapporti a tempo indeterminato).
Gli avviamenti al lavoro degli stranieri rappresentano il 5,7% del totale degli avviamenti al lavoro nel 2018.
Gli avviamenti al lavoro a tempo indeterminato che hanno interessato i lavoratori stranieri rappresentano il 33,5% del totale degli avviamenti al lavoro a tempo indeterminato.
Il 51% degli avviamenti nei servizi per un totale di 14.274 lavoratori.
Dei 27.974 avviamenti, il 13,3% con qualifica di braccianti agricoli, il 7,1% con qualifica addetti all’assistenza del personale, il 10,3% con qualifica di facchini e addetti allo spostamento merci e il 4,9% come personale non qualificato delle attività industriali o professioni assimilate.
In conclusione
In presenza di indicatori provinciali, quali le esportazioni e il valore aggiunto, che descrivono una leggera ripresa economica nel territorio (anche se Reggio rimane sotto la media regionale), gli elementi di debolezza sul mercato del lavoro sono pienamente confermati dalle autorevoli stime dell’IRES su dati Prometeia. Secondo queste stime, le unità di lavoro totali, cioè i posti di lavoro equivalenti a tempo pieno, sono aumentati nel 2018 nella nostra provincia di 273 unità (da 233.000 a 233.273) con un incremento del +0,2%.
Tuttavia il numero di tali unità rimane ancora inferiore di 15.727 unità, pari a – 6,4%, al livello di 249.000 unità raggiunto nel 2008.
Il punto più basso è stato toccato nel 2014 con 224.000 unità, che corrispondeva ad una perdita di 25.000 posti di lavoro sul 2008. Da allora si sono recuperati 9.273 (+1.000 nel 2015, +5.000 nel 2016, +3.000 nel 2017, +273 nel 2018).
Tale dato può essere confrontato con i dati ISTAT a livello nazionale: nel report mercato del lavoro 2018, i dati rivelano che la ripresa dei livelli di input del lavoro prosegue, anche se rallentata, ma non si modifica la tendenza di una crescita occupazionale a “a bassa intensità lavorativa”, mentre il numero di persone occupate recupera il livello 2008, la quantità di lavoro utilizzato è ancora inferiore. Nonostante la ripresa, quindi, nei primi tre trimestri del 2018 rispetto ai corrispondenti del 2008, il PIL è del 3,8% al di sotto dei livelli pre-crisi e le ore del 5,1%; per colmare i gap mancano ancora poco meno di 1,8 miliardi di ore e oltre 1 milione di unità di lavoro a tempo pieno (ULA), pari a una perdita del 3,9%.
Quindi in termini di perdita di posti di lavoro a Reggio la crisi è stata più grave della media nazionale. D’altra parte nella nostra provincia, provincia più industriale del paese, si sono cumulati gli effetti della crisi generali dei settori manifatturieri con la eccezionale e peculiare gravità della crisi nella nostra provincia del settore delle costruzioni.