“DONNE CONTRO LA MAFIA” SI’, “UNGARO CONTRO LA MAFIA” MEGLIO DI NO

5 Marzo 2019

di Paolo Bonacini, giornalista

iniziativa 8 marzo

La sala civica dedicata a Carlo Zatti, pittore e sindaco di Brescello nell’Ottocento, si trova all’interno del monastero di San Benedetto, oggi adibito a Centro Culturale, vicino al Museo di Peppone e Don Camillo. Ospita fino a 50 persone ed è stata prenotata per l’8 marzo dall’associazione antimafia Agende Rosse, che realizzerà un incontro pubblico sul tema “Donne contro la mafia”. A parlare saranno Cinzia Franchini, ex presidente nazionale della FITA, l’associazione degli autotrasportatori aderente alla CNA, Fiorenza Brioni, ex sindaco PD di Mantova e Catia Silva, ex consigliere comunale della Lega Nord a Brescello. Tutte e tre hanno subito pesanti minacce per la loro attività e per le loro idee. Fiorenza Brioni ricevette una quindicina di proiettili via posta quando nel 2008 si oppose alle speculazioni edilizie in odore di mafia alle porte di Mantova. Catia Silva nel 2009 era stata minacciata nella piazza di Brescello perché considerata ispiratrice di alcuni articoli sulla penetrazione mafiosa. Un mese fa per quelle minacce la Corte d’Appello ha confermato le condanne ad Alfonso Diletto, uno dei capi secondo il processo Aemilia della cosca autonoma di ‘ndrangheta operante a Reggio Emilia, e ad altre quattro persone di origine calabrese residenti a Brescello: Salvatore Grande Aracri, nipote del boss Nicolino, Salvatore Frijo, Girolamo e Carmine Rondinelli. Cinzia Franchini fu a sua volta minacciata con la consegna di una busta piena di proiettili quando nel 2012 tenne fuori la sua associazione dal movimento dei forconi in Sicilia, ritenendolo a rischio di infiltrazioni mafiose.

Agende Rosse ha regolarmente prenotato la sala il 19 gennaio scorso pagando i 25 euro e compilando i moduli previsti. Ma il primo marzo si è vista recapitare una raccomandata firmata dal sindaco di Brescello, Elena Benassi, che intimava all’associazione di chiarire entro 48 ore “le modalità esatte di svolgimento della iniziativa programmata e gli argomenti che verranno trattati”. Riservandosi, qualora detti chiarimenti non fossero arrivati, di prendere gli opportuni provvedimenti. Cioè, immaginiamo, chiudere le porte di sala Zatti ad Agende Rosse.

Cos’è che preoccupa tanto l’attuale sindaco di Brescello? Lo si deduce da una riga della raccomandata nella quale Elena Benassi dice: “Avuta notizia da internet del contenuto della serata che configura una iniziativa non coerente con quella genericamente richiesta”.

La notizia su internet è la locandina pubblicata per divulgare l’iniziativa, che indica la presenza di un quarto protagonista della serata, chiamato a conversare con le tre donne. Si tratta di Donato Ungaro, il giornalista ex vigile urbano del Comune di Brescello licenziato (illegittimamente secondo le sentenze) dall’ex sindaco Ermes Coffrini. Ungaro da diverso tempo racconta la propria vicenda in incontri pubblici illustrando dettagli di una storia che rappresenta una spina nel fianco della vecchia amministrazione e fornisce ulteriori elementi alle ragioni che portarono poi allo scioglimento del Consiglio Comunale per condizionamento mafioso. Dalla sua storia è stato tratto lo spettacolo teatrale titolato “Saluti da Brescello”, per il quale di recente l’ex sindaco Ermes Coffrini ha querelato per diffamazione aggravata gli autori del testo, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, assieme a Marco Belpoliti che lo ha pubblicato sul web e a Donato Ungaro, considerato “fonte di ispirazione”. Con espressa riserva di sporgere analoga querela anche nei confronti dei direttori di teatri o luoghi di intrattenimento in cui dovesse essere messa in scena l’opera teatrale incriminata. In attesa di comprendere dal punto di vista giurisprudenziale come possa la diffamazione estendersi alla “fonte di ispirazione”, cioè a Donato Ungaro, che sia lui l’elemento stonato della serata secondo la giunta ce lo conferma il sindaco Elena Benassi al telefono: “Ha un contenzioso aperto con il Comune di Brescello e il suo nome non era indicato nella richiesta della sala”. Le facciamo osservare che la sala si richiede e si concede indipendentemente dagli ospiti che i promotori vorranno poi chiamare, per non cadere in una imbarazzante censura preventiva. Ma il sindaco replica negando la volontà di censurare e sostenendo che la sua richiesta, contenuta della raccomandata, era “doverosa, legittima, conseguente alla mancata coerenza tra il titolo della iniziativa (donne contro la mafia) e la presenza dell’ex vigile urbano”. Aggiunge inoltre che questa richiesta legittima “è stata strumentalizzata da Agende Rosse e da Catia Silva che hanno voluto fare polemica sui giornali”.

L’ex consigliere della Lega Nord ai giornali ha semplicemente detto che non si sogna neppure di rispondere alla intimazione del sindaco e che Elena Benassi potrà partecipare come tutti gli altri cittadini per sapere cosa si dirà.

Il sindaco a questo punto non se l’è sentita di “riconsiderare la richiesta di concessione della sala e di assumere le decisioni conseguenti” come neanche tanto velatamente stava scritto nella raccomandata.

Facciamo notare che revocare la concessione solo per la presenza di un ospite non gradito, avrebbe potuto comportare conseguenze imbarazzanti per l’Ente Locale. Il primo capoverso dell’art. 21 della Costituzione Italiana dice che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. E con la sentenza n.105 del 15 giugno 1972 la Corte Costituzionale ha stabilito che, in merito a questo principio, esiste un interesse generale alla informazione, e questo interesse implica, in un regime di libera democrazia, pluralità di fonti di informazione, libero accesso alle medesime, assenza di ingiustificati ostacoli legali, anche temporanei, alla circolazione delle notizie e delle idee”. Assenza di ingiustificati ostacoli legali: come ritirare il diritto ad usufruire di una sala pubblica dopo averla già concessa.

Ma c’è anche un altro testo fondamentale che invita a riflettere su questa storia. E’ la “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”, che all’art.10 dice: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”.

I cittadini di Brescello, ve ne fosse anche uno solo interessato, hanno diritto di ricevere l’opinione di Donato Ungaro, senza ingerenze da parte delle autorità pubbliche. E di frontiere attorno al Comune, fortunatamente, ancora non ce ne sono. Le leggi sono le stesse, di qua e di là dal confine.

(sulla vicenda vedi la nota diffusa oggi dalla Camera del Lavoro di Reggio Emilia e dalla CGIL regionale)

 

 

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