RISTORAZIONE COLLETTIVA, SCIOPERO IL 31 MARZO. A REGGIO EMILIA E MODENA BLOCCO DELLA FLESSIBILITÀ
CCNL RISTORAZIONE COLLETTIVA, SCIOPERO NAZIONALE IL 31 MARZO.
A REGGIO EMILIA E MODENA BLOCCO DELLA FLESSIBILITÀ CONTRO LE DICHIARAZIONI MISTIFICATORIE DELLE IMPRESE
Le imprese del settore ristorazione collettiva stanno diffondendo in queste ore in tutti i luoghi di lavoro notizie false e tendenziose sull’andamento della trattativa per il rinnovo del Contratto Nazionale. Trattativa nella quale si è recentemente consumata una rottura tra le parti e che ha determinato l’apertura dello stato di agitazione e l’indizione di uno sciopero nazionale con manifestazione a Roma il 31 marzo prossimo.
Più precisamente le aziende stanno diffondendo un comunicato dove si affermerebbe che dopo aver detto di sì a tutto, i sindacati si sarebbero opposti alla firma del contratto solo per una piccola differenza sulla distribuzione dell’aumento contrattuale.
Un comunicato molto stringato, secco e preciso che viene affisso nelle bacheche invitando a non fare sciopero e dicendo che qualsiasi iniziativa sindacale non modificherà la loro posizione.
Queste stesse aziende dimenticano, coscientemente, o meglio omettono di raccontare un po’ più nel dettaglio la verità dei fatti.
Nulla dicono riguardo al fatto che il contratto è scaduto da ormai 4 anni e la trattativa dura da oltre 3 anni e mezzo.
Nulla dicono circa il fatto che nell’incontro del 18 febbraio scorso si era arrivati a una bozza di testo contrattuale di massima (redatto dai sindacati), ma che rimanevano due nodi fondamentali: il salario (ovvero la massa salariale e la sua distribuzione in tranches di aumento) e la tutela del posto di lavoro nei cambi di gestione con riferimento al personale impiegato nella ristorazione commerciale.
Nulla dicono le imprese circa il fatto di aver convocato le delegazioni nazionali dei sindacati in un hotel di Bologna il 23 marzo 2017, per sciogliere tali nodi.
E soprattutto nulla dicono le imprese circa il fatto che invece di sciogliere questi nodi, le Imprese si sono presentate con un’ulteriore e provocatoria revisione dei testi contrattuali, con l’introduzione di espliciti riferimenti al Jobs Act, con l’introduzione del lavoro a chiamata (novità assoluta di cui mai si era parlato), con l’assorbibilità dei trattamenti integrativi vigenti, con una riduzione dell’elemento economico di garanzia e uno spostamento dell’erogazione dello stesso al 2020, cioé un anno e mezzo dopo la scadenza del contratto stesso.
Un’ulteriore e inaccettabile provocazione, lesiva del ruolo delle organizzazioni sindacali che per tre anni hanno coscienziosamente partecipato al tavolo della trattativa, lavorando congiuntamente con le imprese anche per superare distorsioni legislative come la “tassa per il licenziamento” per le aziende in appalto, recentemente abrogata dall’ultimo decreto Milleproroghe.
Ma soprattutto una provocazione inaccettabile e lesiva della dignità di migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore.
Appare chiaro che ancora una volta tale provocazione era finalizzata a “tirare sul prezzo” per evitare di garantire un aumento degno a lavoratori e lavoratrici che attendono da 4 anni risposte salariali in un settore dove la media delle ore contrattuali è inferiore alle 20 ore settimanali, dove la flessibilità è estrema e considerata quasi obbligatoria dalle imprese, e dove vi è la stragrande maggioranza di lavoro femminile.
L’aumento contrattuale, a fronte di tutte le provocazioni sopra riportate, avrebbe peraltro faticato a coprire l’inflazione pregressa e programmata per i prossimi anni, giacché ovviamente secondo le imprese, nessuna una tantum, era dovuta per i 4 anni già trascorsi senza un aumento.
Fa rabbrividire l’affermazione finale che “lo sciopero non porterà le imprese a rivedere la loro posizione”.
Filcams/Cgil, Fisascat/Cisl e Uiltucs/Uil condannano tale mistificazione della verità e tale atteggiamento. Intimano alle imprese di recedere dalle loro posizioni e ritirare istantaneamente tali comunicazioni così come ogni forma di pressione mirata a convincere i lavoratori a non scioperare, ricordando che tale comportamento è configurabile a tutti gli effetti come “attività antisindacale” e dunque denunciabile ai sensi dell’art. 28 della L. 300/70 (“Statuto dei lavoratori”).
Filcams Reggio Emilia e Modena, Fisascat Emilia Centrale e Uiltucs Modena/Reggio Emilia dichiarano inoltre l’immediato blocco di ogni forma di flessibilità (straordinari, supplementari, gestione delle Rol) per le province di Modena e Reggio Emilia.
Filcams Reggio Emilia e Modena, Fisascat Emilia Centrale e Uiltucs Modena/Reggio Emilia confermano inoltre pienamente lo sciopero del 31 marzo, invitando tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolti a prendere parte alla manifestazione a Roma (info per il viaggio presso le sedi sindacali). I sindacati invitano inoltre la cittadinanza allo “sciopero del pasto” il 31 marzo, astenendosi dalla consumazione del pasto presso le mense aziendali e/o pubblici esercizi, magari portandosi un panino da casa per quella giornata.
Filcams-Cgil Reggio Emilia e Modena
Fisascat-Cisl Emilia Centrale
Uiltucs-Uil Modena /Reggio Emilia