RIPRESA OCCUPAZIONALE:LO STORYTELLING GOVERNATIVO SMENTITO DAI DATI

10 Marzo 2016

MERCATO DEL LAVORO: LO STORYTELLING DELLA RIPRESA OCCUPAZIONALE
A REGGIO EMILIA NON CRESCONO GLI OCCUPATI E LA VOCAZIONE MANIFATTURIERA DEL TERRITORIO ARRETRA DAVANTI ALL’AVANZATA DI COMMERCIO E SERVIZI

Assistiamo da mesi ad uno storytelling mediatico che ci racconta in tutte le salse come decreto Poletti prima e Jobs Act poi abbiano riportato alla vita un mercato del lavoro dissanguato dalla crisi economica iniziata nel 2008.
A ben guardare i dati però, che non sono mai neutri, la situazione non è quella che ci viene raccontata.
Se pur si evidenzia, a livello nazionale, un incremento, esso è il risultato di due fattori combinati: la liberalizzazione dei contratti a tempo determinato (con la sparizione della causalità) e i sostanziosi contributi (pari a 8mila euro annui per tre anni) dati alle imprese nel 2015 per ogni assunzione a tempo indeterminato a tutele crescenti. Gli incentivi, se pur ridotti, sono prorogati anche per l’anno in corso.
Il perpetrarsi del taglio dei diritti e dello spostamento di risorse alle imprese non ha determinato crescita e stabilità lavorativa, bensì pur in un andamento più dinamico ha mantenuto precarietà e sostanziale stallo occupazionale.
A questo va aggiunto il fenomeno, cresciuto in maniera esponenziale nell’ultimo anno, rappresentato dai VOUCHER, il cui utilizzo indiscriminato e scevro da ogni controllo istituzionale ha sostanzialmente avuto funzione di copertura del lavoro nero in tutti gli ambiti: dall’edilizia, al commercio, ai servizi, all’agricoltura.
Il quadro reggiano non si discosta di molto dalla fotografia nazionale.
La crisi infatti perdura ed è strutturale: aumenta la disoccupazione (+8%) e la disoccupazione giovanile (+0,8%) alimentando un bacino di 36.629mila disoccupati.
Gli avviamenti al lavoro nel 2015 crescono di sole 35 unità, poichè una parte dei nuovi contratti non è altro che la trasformazione di contratti a termine preesistenti in contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il resto sono contratti precari a vario titolo.
Cambia poi il nostro panorama industriale: da provincia a caratterizzazione manifatturiera ci si sta spostando verso una scena imprenditoriale commerciale o di servizio.

MA ENTRIAMO NEL DETTAGLIO:

FORZE LAVORO
Gli ultimi dati disponibili sono quelli rilevati al 31/12/2014 (fonte Camera di Commercio su dati Istat)
Nell’anno 2014 su una popolazione di 450.000 persone, dai 15 anni in su ( composta dal 48,7% di maschi e 51,3% di femmine), le forze lavoro sono rappresentate da 247.000 persone (56,3% maschi e 43,7% femmine). Di questi 231.000 sono gli occupati (56,7% maschi e 43,7% femmine) e 16.000 le persone in cerca di lavoro (56,25% maschi e 43,75% femmine).

TASSO DI OCCUPAZIONE

15-24 ANNI 15-64 ANNI 20-64 ANNI
2008 32,1% 71,9% 76,8%
2014 19,7% 65,8% 70,6%
DIFFERENZA -11,4% -6,1% -6,2%

 

TASSO DI DISOCCUPAZIONE

15 ANNI e più 15-24 ANNI
2008 2,3% 12,8%
2014 6,6% 33,5%
DIFFERENZA +3,7% +20,7%

 

TASSO DI ATTIVITÀ

15-25 ANNI 15-64 ANNI
2008 36,8% 73,6%
2014 29,6% 70,6%
DIFFERENZA -7,2% -3,0%

Da questi dati si evince una precisa rappresentazione dell’aumento della disoccupazione intervenuta nei sette anni presi in considerazione.
Dei 231.00 occupati, il 75,8% è impiegato come lavoratore dipendente e il 24,2% come lavoratore indipendente.
E’ molto interessante notare come si sia modificata considerevolmente anche la distribuzione delle attività per settori produttivi

-Valori espressi in migliaia-

DIPENDENTI DIPENDENTI INDIPENDENTI INDIPENDENTI TOTALE TOTALE
2008 2014 2008 2014 2008 2014
AGRICOLTURA 3 2 7 5 10 7
INDUSTRIA nel complesso 83  73 20 16 103 89
INDUSTRIA in senso stretto 74 66 7 6 81 72
COSTRUZIONI 10 7 12 11 22 17
TERZIARIO nel complesso 90 101 38 34 128 134
COMMERCIO/ALBERGHI/RISTORAZIONE 26 25 18 15 44 40
TOTALE OCCUPATI 177 175 64 56 241 231

L’industria in complesso perde il 13,6%, le costruzioni il 22,7%, il terziario si incrementa del 4,7%.

Anche nel 2015 si conferma questo trend. Lo scorso anno infatti sono state aperte 3.729 ditte contro le 3.503 cancellate con un saldo positivo di 226 (+0,4%). Quasi tutte le nuove imprese operano nel campo del commercio e dei servizi.
In provincia di Reggio Emilia nel 2015 le imprese manifatturiere sono il 14,15% di quelle registrate presso la CCIAA, 11,24% sono imprese agricole, 22,13% sono imprese di costruzioni, 19,92% sono imprese del commercio (ingrosso e dettaglio) e il restante sono imprese di servizi.

NUOVE ISCRITTE IMPRESE CESSATE DIFFERENZA
AGRICOLTURA 235 308 -73
ATTIVITA’ MANIFATTURIERE 319 489 -170
COSTRUZIONI 892 1.100 -208
COMMERCIO 574 819 -245

 

Mentre 119 sono stati i fallimenti, di cui 16 concordati e 2 liquidazioni coatte amministrative, rispetto ai 236 fallimenti del 2014, di cui 39 concordati o procedure coatte amministrative.

DATI OCCUPAZIONALI
I dati dei Centri per l’Impiego, hanno rilevato un aumento della disoccupazione, su rilevazione che va dal 31.12.2014 al 30.09.2015, pari al 8,0%.In termini assoluti parliamo di 2.729 persone in più rispetto al 2014 (di cui 532 stranieri) che vanno a comporre un bacino di 36.629 disoccupati nella nostra Provincia (di cui 9.757 stranieri). Rispetto al 2008 il dato è cresciuto del 136,9% (era al 125,3% al 31.12.2014)

Fotografano la situazione in maniera preoccupante anche i dati sulla DISOCCUPAZIONE dei centri per l’Impiego laddove emerge che il 41,9%, in crescita dello 0,8% sul 2014, ha un’età tra i 15 e i 39 anni e il 35,6% , calando dell’1% sullo scorso anno, ha un’età tra 40 e i 59 anni.

Emerge parallelamente che quasi il 50% degli iscritti ha un’anzianità di iscrizione da uno a 12 mesi.

Nel 2015 aumentano del 5,05% rispetto al 2014 gli avviamenti al lavoro a tempo indeterminato (sono il 16,29%) e calano dello 0,4% i tempi pieni (sono il 68,6%) a favore dei part time che crescono dello 0,4% (sono il 14%) registrando che l’83,71% degli avviamenti lavorativi è rappresentato da rapporti a tempo determinato e precari a vario titolo (1,73 rapporti di lavoro per ogni occupato).Sul totale degli avviamenti il 63,7% è avvenuto nei servizi, il 28,6% nell’industria e l’7,7% nell’agricoltura.

A PRESCINDERE DALLE TIPOLOGIE DEGLI AVVIAMENTI AL LAVORO, CON UN AUMENTO DEI TEMPI INDETERMINATI A TUTELE CRESCENTI, DERIVATI ESCLUSIVAMENTE DELLA TRASFORMAZIONE DEI RAPPORTI PRECARI IN ESSERE PER POTER USUFRUIRE DELLO SGRAVIO CONTRIBUTIVO DI 8MILA EURO ANNUI (PER TRE ANNI) AFFIANCATI AL JOBS ACT, VEDIAMO CHE ANALIZZANDO IL DATO DEL NUMERO DEI LAVORATORI COINVOLTI NEGLI AUMENTI (CIOÈ IL NUMERO DI TESTE) RISPETTO AL NUMERO DEI LAVORATORI COINVOLTI NELLE CESSAZIONE C’È UN SALDO POSITIVO DI SOLE 35 PERSONE.
QUINDI L’OCCUPAZIONE NON È AFFATTO AUMENTATA.
SI SEGNA UN’INVERSIONE MA NON C’È UN REALE AUMENTO.

In questi anni le persone avviate al lavoro sono state sempre meno, passando da 64.975 del 2008 a 54.941 del 2015 (-10.034). Nel 2015 gli avviamenti al lavoro crescono ma pur calando le cessazioni dei rapporti di lavoro, cioè dei licenziamenti rispetto al 2014, il saldo positivo si attesta a 35 occupati in più (nel 2007 era di 9.965 persone)

Anche sul terreno dell’utilizzo degli AMMORTIZZATORI SOCIALI, nonostante il dato in calo, i dati non sono confortanti.
Dal 2011 ad oggi hanno riguardato costantemente uno zoccolo duro di non meno di 11.000 persone.

CIGO: Nel 2015 sono state autorizzate dall’Inps 5.549.549 ore di Cassa Integrazione coinvolgendo in media 9.661 lavoratori e 172 aziende. In particolare, delle 5.549.549 ore autorizzate il 61,2% riguarda l’industria, il 16,6% il settore edile e il 16,4% il settore commercio.Va segnalato che le ore autorizzate non corrispondono a quelle effettivamente utilizzate, che sono notevolmente di più, anche a causa degli enormi ritardi nell’erogazione del Cig, sia ordinaria sia in deroga.

CONTRATTI DI SOLIDARIETA’: A dicembre 2015 sono 64 e coinvolgono 4.981 lavoratori.
Mentre sono giunti al limite concedibile di Contratto di Solidarietà e CIGS in 443 imprese (2009 -2015). Tenendo conto che 27,7% di queste aziende è ricorsa ad entrambi o anche a tre ammortizzatori, con la Cassa in deroga. Il 19,5% delle aziende ha invece cessato l’attività produttiva collocando i lavoratori in mobilità. Il 52,8% delle aziende (con 11.053 lavoratori coinvolti) hanno ripreso la normale attività lavorativa anche se, in diversi casi, il personale è stato ridimensionato anche per il semplice blocco del tourn-over.

CIGS: Le imprese che hanno fatto ricorso alla Cassa integrazione straordinaria a dicembre 2015 sono 17 e interessano 1.399 dipendenti: quasi tutte queste aziende sono in procedura concorsuale o hanno cessato l’attività.
In mancanza di soluzioni alternative alla chiusura (come ad esempio l’acquisizione da parte di terzi), gli addetti rischieranno la collocazione in mobilità al termine dell’utilizzo dell’ammortizzatore.Dal 2008 al dicembre 2015, in provincia di Reggio Emilia sono stati utilizzate 70.986.958 ore di ammortizzatori a vario titolo, corrispondenti ad un anno di lavoro per 34.128 lavoratori.

Sul fronte dei LICENZIAMENTI COLLETTIVI registriamo, dal 2008 al 2015, l’apertura di PROCEDURE DI MOBILITA’ per 388 aziende e 6.759 lavoratori licenziati. Nel 2015 si tratta di + 806 persone rispetto al 2014.
Precisiamo che questo è l’ultimo anno in cui sarà possibile usufruire dell’indennità di mobilità, per effetto della Riforma Fornero dal 2017 sarà in vigore solo l’Aspi.Nel 2015 c’è stato un’enorme incremento dell’utilizzo di VOUCHER.
Ne sono stati venduti a livello nazionale 114.921.574 milioni segnando un +66% sul 2014.
In Emilia Romagna nel 2013 erano 4.859.038 milioni, nel 2014 erano 8.780.253 milioni e nel 2015 sono arrivati a 14.322944 milioni +63%.

Ricordiamo che i voucher, che non sono considerati rapporti di lavoro, hanno un valore nominale di 10 euro, che comprende la contribuzione a favore della Gestione separata INPS (1,30 euro), quella in favore dell’INAIL (0,70 euro) e una quota per la gestione del servizio (0,50 euro).
Il compenso netto per il lavoratore è di 7,50 euro.
ATTRAVERSO QUESTO STRUMENTO, UTILIZZATO IN TUTTI I SETTORI, TUTTO IL LAVORO NERO SI NASCONDE DIETRO L’ACQUISTO DI UN TAGLIANDO.
NON ESISTE AD OGGI UN CONTROLLO INCROCIATO TRA CHI ACQUISTA I VOUCHER (DATORI DI LAVORO) E CHI LI RICEVE (LAVORATORI), DIFFICILE QUINDI DIRE IN QUALI SETTORI VIENE MAGGIORMENTE UTILIZZATO E CON QUALI FREQUENZE.

Il Governo, per aumentare l’illusione di aver risolto i problemi occupazionali, traduce i voucher in posti di lavoro, dimenticando che spesso, a fronte di una prestazione mensile a tempo pieno, una minima parte è retribuita con i voucher ed il rimanente è erogato in nero (salari da fame e contribuzione previdenziale inesistente).

La fotografia rappresentata dai dati sopra esposti dimostra come le misure adottate dal Governo in carica, e dai suoi predecessori, non abbiano minimamente invertito la tendenza della crisi. Anche a Reggio Emilia si affrontano quotidianamente crisi enormi, determinate dal combinato disposto della crisi e della cattiva gestione delle imprese, che hanno messo a rischio migliaia di posti di lavoro (Coopsette, Open-co, ecc.).
Le imprese, inoltre, stanno perseguendo l’obiettivo di smantellare definitivamente i diritti e la contrattazione collettiva per arrivare ad un ulteriore impoverimento del lavoro a salvataggio dei profitti delle imprese.
Licenziamenti per giustificato motivo oggettivo (Tecnogear e simili), disdette della contrattazione collettiva (Rexnord e altre), affitto di ramo d’azienda con cambio di Contratto Nazionale per applicarne uno meno oneroso e azzeramento di ogni diritto economico raggiunto precedentemente (Margheritelli per Coopsette).

A questo aggiungiamo il mantenersi di un sistema di delocalizzazione delle produzioni in paesi più poveri nei quali il costo del lavoro è la metà di quello italiano e l’affidamento in appalto di molte fasi della produzione a cooperative che retribuiscono i dipendenti con 4,50 euro all’ora.

Ma ache l’assenza di ogni tipo di controllo e di ogni distinguo tra chi fa “buona occupazione”, investimenti e sviluppo, e chi fa il contrario.La tendenza è che i lavoratori sono sfruttati, ricattati, impoveriti: se questa è la base dello sviluppo ipotizzato le conseguenze saranno devastanti.

La CGIL di Reggio Emilia sta presentando nei luoghi di lavoro e nelle leghe dei pensionati la “CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI DEL LAVORO”, una proposta di Nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori per rimettere al centro i principi ed i valori della Carta Costituzionale, per ridare dignità, democrazia, rappresentanza, partecipazione e contrattazione all’universo di tutti coloro che in fabbrica, in ufficio, per strada costituiscono una parte fondamentale dello sviluppo economico.
Per ridare una possibilità a chi vorrebbe mettere a disposizione di tutti il proprio sapere e il proprio saper fare, per il benessere collettivo e per il proprio futuro.

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