PAOLO, BARBARA E LA SOLITUDINE SOCIALE
LA CAMERA DEL LAVORO DI GUASTALLA ESPRIME CORDOGLIO PER DUE VITTIME DELLA CRISI
Morire perché non si riesce a trovare un lavoro con cui sostenersi. Morire perché la crisi sembra più forte di tutto.
Più forte di un futuro a cui si crede di non aver più diritto. Devono aver pensato di non potercela più fare ad andare avanti, Paolo e Barbara, se hanno deciso di togliersi la vita.
La loro è una storia di straordinaria fragilità, anche se non li abbiamo conosciuti direttamente leggerne sui giornali ci ha colpito molto e ci ha interrogato.
Sono tante le persone in difficoltà lavorative che, con in tasca la disperazione di chi ha perso il lavoro e deve immaginare un domani in mezzo a mille asperità, passano nei nostri uffici: a Guastalla come in tutte le nostre sedi.
Anche Barbara si rivolgeva a noi, fino a qualche anno fa, per compilare gli assegni familiari. Poi con la perdita del lavoro non l’abbiamo più vista.
Per fortuna la storia della coppia di Guastalla non è una storia di ordinarietà, ma come non domandarsi se era possibile fare qualcosa?
Situazioni di tale disagio, un disagio che in questo caso coinvolgeva anche una figlia minorenne, possono essere prevenute?
Abbiamo visto e continuiamo a vedere gli effetti devastanti della crisi economica che, trascinando con se imprese e diritti del lavoro, stritola nella sua morsa il corso delle vite di tanti.
Allora ci chiediamo quale ruolo gli attori sociali debbano esercitare nel frapporsi a situazioni così complicate e delicate. Lo esercitano?
Che ruolo hanno le istituzioni preposte nell’intercettare il disagio di uomini, donne e famiglie sul nostro territorio?
Mentre si snocciolano numeri sul calo della disoccupazione e sull’aumento di posti di lavoro c’è ancora chi decide di togliersi la vita perché un lavoro non lo trova proprio.
Bisogna allora interrogarsi su quale punto della cinghia di trasmissione non funzioni più tra i vari pezzi della società.
Crediamo infatti sia sempre più debole quella rete di sostegno ed orientamento concreto capace di offrire delle risposte alle persone in difficoltà. Una rete capace di prendere in carico, di dare indicazioni precise su che cosa fare per ottenere assistenza e aiuto. E che questa rete vada ricucita, pezzo per pezzo.
Ci corre l’obbligo di guardare in faccia una realtà fatta di mancanza di lavoro e smantellamento del welfare: una combinazione deleteria ed esplosiva che non può essere accettata.
Crediamo infine manchi quell’humus sociale e politico capace di far sentire ognuno di noi al proprio posto nella comunità in cui vive. Al suo posto vi è una solitudine sociale allarmante. Forse se Paolo e Barbara si fossero sentiti meno soli oggi sarebbero ancora qui.