LA “BUSTA ARANCIONE” E LE PENSIONI IMPROBABILI STIMATE DALL’INPS

4 Maggio 2016

Mentre Cgil, Cisl e Uil presentavano una piattaforma sulle Pensioni chiedendo ad un Governo che non risponde di riaprire un confronto sulla Legge Fornero, riprendendo così le mobilitazioni come successo lo scorso 2 aprile, l’INPS inviava nelle case di 7milioni di italiani le ormai famose “Buste arancioni”.
Fin dall’inizio di Aprile sono state consegnate a milioni di dipendenti privati lettere contenenti l’estratto conto contributivo e una simulazione della pensione (ai lavoratori pubblici viene allegata alla busta paga). L’iniziativa – si legge – “si rivolge principalmente ai giovani e a coloro che non hanno un’identità digitale” registrata all’INPS. Con vent’anni di ritardo quindi, rispetto a quanto già previsto dalla Legge Dini nel 1995, l’INPS mette a disposizione dei lavoratori la simulazione e il calcolo della pensione futura.

Il problema sta però nella simulazione stessa, per lo più irrealistica, che le persone si trovano di fronte. “La Busta Arancione” sovrastima di molto le pensioni future perché calcolate sulla base di previsioni della Ragioneria generale dello Stato che si basano su età, storia lavorativa e retribuzione. Per la simulazione quindi vengono inseriti solo pochi parametri individuali e parametri macro economici puramente teorici.

Le stime utilizzate dall’Inps per simulare la pensione, e quelle usate da moltissimi siti che fanno simulazioni via internet – spiega Rino Soragni, responsabile Cgil previdenza integrativa – si basano infatti su scenari teorici che prendono come riferimento un lavoratore “stabile / non precario” che non smette mai di lavorare, senza buchi contributivi con previsioni di carriera e retribuzioni crescenti nel tempo pari al 3% annuo, in piena salute e con una rivalutazione del montante contributivo pari ad un Pil dell’1,5%. Insomma, – continua Soragni – scenari di questo tipo, sono molto lontani dalla crescita economica del nostro Paese e del mercato del lavoro attuale (discontinuo e precario). Inoltre, in alcuni settori come il pubblico impiego, la retribuzione non cresce da 7 anni per via del blocco della contrattazione. Nella maggior parte dei casi, quindi, non si producono simulazioni realistiche, al contrario si sovrastima”.

Se a tutto questo aggiungiamo l’aumento della tassazione dei rendimenti sul risparmio previdenziale e sul TFR accantonato in azienda e la possibilità di integrare la retribuzione con il TFR, provvedimenti introdotti dal governo Renzi con l’ultima finanziaria del 2015, “rischiamo un vero dramma pensionistico per le future generazioni”.

Del resto è per queste ragioni che Cgil, Cisl e Uil chiedono al Governo, tramite la piattaforma sulle Pensioni di inserire: elementi correttivi per le Pensioni future dei i giovani che svolgono lavori precari e discontinui con retribuzioni basse; di riconoscere il lavoro di cura delle donne per evitare che i periodi di assenza dal lavoro creino buchi contributivi; di definire diversi percorsi di accesso alla pensioni per i lavori più pesanti; rafforzare la previdenza complementare riducendo la tassazione e promuovendo campagne informative istituzionali.

Sarebbe quindi più coretto che l’INPS prevedesse delle simulazione fatte con parametri economici più realistici e su diversi scenari macroeconomici. E che il Governo convocasse Cgil, Cisl e Uil per un confronto serio sulla Piattaforma sulle Pensioni.

Queste richieste vengono sostenute anche con la prossima iniziativa dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil che saranno di nuovo in Piazza il 19 Maggio 2016.

busta-arancione

Altezza righe+- ADim. carattere+- Stampa

Cerca in archivio per parola chiave

Archivi