CONSULTAZIONE SULLA CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI DEL LAVORO:GIA’ PREVISTE OLTRE 1.000 ASSEMBLEE
NUOVA CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI DEL LAVORO
PARTITA ANCHE A REGGIO EMILIA LA CONSULTAZIONE STRAORDINARIA DEGLI ISCRITTI
GIA’ PREVISTE OLTRE MILLE ASSEMBLEE
“I licenziamenti ingiustificati alla Tecnogear sono l’esempio di un lavoro senza diritti”
Anche a Reggio Emilia è partita la consultazione straordinaria degli iscritti e delle iscritte alla Cgil per presentare la Carta dei diritti universali del lavoro. Un nuovo Statuto di tutte le lavoratrici e i lavoratori che la Cgil vuole trasformare in una legge di iniziativa popolare.
L’obiettivo è quello di consultare i 112 mila iscritti alla Cgil reggiana. Le assemblee sono già partite, per ora ne sono previste oltre 1000 in provincia per la consultazione di oltre 54mila iscritti.
Un dato in divenire che avrà modo di crescere fino al 19 di marzo data in cui è prevista la chiusura della consultazione e che punta ad ottenere il voto di almeno la metà degli iscritti Cgil.
Le assemblee che si stanno tenendo nei luoghi di lavoro, nelle leghe dei pensionati e nelle Camere del Lavoro hanno lo scopo di raggiungere il maggior numero di persone possibili per presentare il nuovo Statuto e raccogliere il consenso degli iscritti su due quesiti.
La volontà di trasformare in legge di iniziativa popolare la Carta universale dei diritti e la volontà di indire un referendum abrogativo delle principali norme che negli ultimi anni hanno stravolto il diritto del lavoro. Due proposte che si tengono insieme l’una con l’altra.
La Cgil si pone così per la prima volta come soggetto propositivo di un referendum abrogativo di leggi in essere.
La seconda fase di questa consultazione straordinaria sarà infatti quella che vedrà impegnata tutta l’Organizzazione nella raccolta delle firme necessarie per proporre il referendum e la legge di iniziativa popolare sulla nuova Carta, con l’obiettivo di ottenerne un milione e mezzo.
Nella prima settimana di aprile è infatti previsto l’inizio della campagna di raccolta firme, che durerà 90 giorni, attraverso una giornata inaugurale che vedrà la presenza capillare di 20.000 banchetti Cgil su tutto il territorio nazionale.
Uno sforzo enorme dunque, di rilancio della propria iniziativa che parte dall’idea che bisogna riconquistare il sistema dei diritti del lavoro che in questi anni, pezzo per pezzo, è stato smontato.
“Crediamo che chi ha votato, più o meno a malincuore il Jobs Act – ha commentato Guido Mora, segretario generale della Camera del Lavoro – non abbia intenzione di capovolgere una situazione in cui a godere dei diritti sono rimasti una minoranza e la maggioranza vive una condizione di precarizzazione totale. Vogliamo con questa nuova proposta – ha continuato Mora – estenderli a tutti, lavoratori dipendenti e non, in un’ottica di universalizzazione”.
La Carta universale dei diritti è infatti un documento che si pone in netta controtendenza alle politiche sul lavoro messe in campo in questi anni: dalla legge Biagi, al Collegato lavoro di Sacconi, passando per la riforma Fornero fino al più recente Jobs Act.
E’ un testo complesso che si compone di 97 articoli in tre capitoli principali.
Un testo studiato e scritto da importanti giuristi italiani che ha come filo rosso quello di dare attuazione al disegno costituzionale, recuperando contenuti perduti ed estendendo diritti a chi non li ha.
E’ per questo che la Carta si applica a tutti i lavoratori: subordinati, atipici e autonomi, pubblici e privati di qualsiasi impresa.
Si parte dal ripristino di principi universali come il diritto ad un compenso equo e proporzionato, il diritto alla libertà di espressione, alla riservatezza e il divieto dei controlli a distanza; il diritto a condizioni ambientali e lavorative sicure; Il diritto al riposo e alla conciliazione tra vita familiare e vita professionale. Il diritto ad un’adeguata tutela pensionistica.
Ma troviamo anche la reintroduzione dell’articolo 18, a tutela dei licenziamenti illegittimi, la cui valenza viene estesa anche alle piccole aziende sotto i 15 dipendenti.
Si fa chiarezza sulle norme di legge che danno efficacia generale alla contrattazione e codificano democrazia e rappresentanza per tutti. Partendo dall’applicazione per legge degli articoli 39 e 46 della Costituzione per arrivare a riconoscere che i sindacati maggiormente rappresentativi possano firmare contratti collettivi che siano validi per tutti i lavoratori. Per evitare in questo modo i contratti separati e limitare la discrezionalità aziendale di scegliere con quali sindacati trattare.
Un obiettivo ambizioso per ridare al mondo del lavoro quei diritti che anni di politiche restrittive e retrograde hanno sfaldato rendendo le persone che lavorano precarie, socialmente ed economicamente deboli, e prive degli strumenti necessari alla libertà e tutela individuale e collettiva.
Non è difficile trovare nella realtà circostante esempi di questo progressivo indebolimento.
LA VICENDA TECNOGEAR
Da ultimo, primo caso di questa entità nella nostra provincia, vediamo quanto sta succedendo alla Tecnogear, azienda metalmeccanica di Cavriago.
Azienda di circa 80 dipendenti, di proprietà al 63% di un fondo Credem, che ha licenziato individualmente, per “giustificato motivo oggettivo”, ovvero per supposte motivazioni economiche, tre lavoratori. Tutto questo senza che l’azienda abbia manifestato crisi o abbia utilizzato ammortizzatori sociali.
“Questi licenziamenti hanno l’obiettivo di intimidire i lavoratori e condizionare la trattativa sindacale che sarebbe partita domani e che avrebbe dovuto discutere di riorganizzazione del lavoro– ha spiegato Guido Mora –. La legge Fornero apre uno spazio a questo tipo di licenziamenti, a meno che non vi sia una manifesta insussistenza dei motivi, che secondo noi c’è. Ha dunque peggiorato la situazione precedente offrendo spazi di manovra alle imprese che prima non avrebbero mai agito in questo modo: rarissimi sono infatti casi simili riscontrabili prima della legge 92/2012 quando si sarebbe proceduto aprendo una procedura collettiva di mobilità”.
Nel caso Tecnogear inoltre si evince dai dati disponibili che l’azienda non è in crisi e che anzi vanta risultati più che buoni.
Il bilancio 2014 evidenzia infatti come sia un artificio contabile a rendere il bilancio negativo: sarebbero costi di avviamento ed ammortamento per circa un milione e mezzo di euro l’anno, fino al 2022, a fare saltare i conti.
Si tratterebbe un’operazione che vede il valore registrato per l’acquisto, pari a 15 milioni di euro nel 2008 (anno di acquisizione dell’azienda da parte di due fondi ) figurare come avviamento. Questa cifra viene registrata annualmente come operazione a gestione straordinaria, tra accantonamenti e ammortamenti, diventando un ‘operazione di autofinanzaimento perché, trascorsi i 15 anni, vedrà la proprietà ripagata della spesa di acquisto.
Sostanzialmente la proprietà, che ha investito 15 milioni di euro nella Tecnogear (attraverso un finanziamento bancario), si propone di recuperarli accantonandoli nel bilancio per un milione e mezzo annui, inquinando così la gestione caratteristica dell’azienda, quella cioè afferente al processo produttivo.
Stando così le cose non si evidenzia alcuna crisi di tipo economico atta a giustificare i licenziamenti messi in atto. “ Andremo avanti su questa strada perché siamo convinti dell’insussistenza dei fatti – ha concluso Mora – . Questa è una vicenda significativa che ci mostra tutta l’esigenza di una ridiscussione di tutta la materia normativa, che allo stato attuale può colpire nella propria dignità il lavoratore che viene discriminato e spinge verso il depotenziamento sindacale e contrattuale dei lavoratori”.
Guarda il video
Commento di Guido Mora, segretario della Camera del lavoro di Reggio Emilia, a latere della conferenza stampa di presentazione della consultazione straordinaria degli iscritti sulla Carta dei diritti universali del lavoro.