ASP PROGETTO PERSONA: “SI RISCHIA DI REPLICARE L’ESPERIENZA DELLA VAL D’ENZA”

13 Gennaio 2016

Dopo l’ultima delibera del Consiglio di Amministrazione della Asp ProgettoPersona (29 Dicembre 2015), che prevede entro il 2017 la costituzione di un’Azienda Speciale per la gestione dei servizi socio assistenziali, sembra tornare alla ribalta quanto avvenuto nei mesi scorsi in Val D’Enza per l’Asp Carlo Sartori.

E’ per questo che la Funzione Pubblica Cgil, che già aveva contrastato, insieme alle altre organizzazioni sindacali e alle confederazioni, l’esperienza della val D’Enza ottenendo una sospensione del processo di privatizzazione a favore del mantenimento dell’azienda pubblica, denuncia ora la posizione presa dalla ProgettoPersona.

E’ una posizione in netta contrapposizione a quanto sostenuto fino ad ora dai sindaci soci dell’Asp durante gli incontri richiesti, proprio in seguito alla pubblicazione dell’accordo di programma del maggio del 2014, ribadito a giugno 2015 nelle linee di indirizzo sull’organo di gestione di Asp progetto persona – spiega Francesca Fornasari, segreteria Fp Cgil – . Ci siamo sempre detti contrari alla scelta di un’Azienda Speciale per la gestione dei servizi alla persona in quanto ente strumentale solo apparentemente pubblico, ma giuridicamente e normativamente privato . La sua natura di ente economico rischia di porre come principale parametro di riferimento il pareggio di bilancio, prima di ogni altra considerazione sui bisogni degli anziani o dei cittadini non autosufficienti, o sulla qualità del servizio erogato, e, di conseguenza, come per tutte le aziende private, la possibilità di ricorrere a forme contrattuali di minor tutela per i lavoratori ed i lavoratrici coinvolti”.

ASP PROGETTO PERSONA

Il modello ora riproposto ricalcherebbe l’esperienza prospettata in Val d’Enza dove si è ottenuto un cambio di passo grazie all’intervento sindacale a livello provinciale, e regionale per la neutralizzazione dei costi relativi all’irap, nonché alla disponibilità a rivedere l’organizzazione del lavoro in un’ottica di razionalizzazione ed ottimizzazione dei costi di gestione.

Chiediamo se le motivazioni addotte nella delibera del 29 dicembre 2015 non nascondano un obiettivo differente – continua Fornasari – ovvero quello di individuare l’ennesima giustificazione per prorogare l’incarico del direttore derogando a quanto previsto dalle norme in ordine al conferimento degli incarichi nel pubblico impiego, che prevedrebbero una durata massima di 5 anni, e l’attivazione di percorsi selettivi a garanzia delle competenze di chi è chiamato a presiedere un ruolo di così alta responsabilità”.

Il sindacato del pubblico impiego della Cgil chiede risposte, invitando le Istituzioni coinvolte a convocare al più presto un tavolo di confronto e a revocare qualunque disposizione non in linea con le prerogative di informazione e consultazione delle rappresentanze dei lavoratori e delle lavoratrici.

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