Sciopero generale: L’Unione fa la scuola
Sono passati sette anni dall’ultima volta che tutte le sigle sindacali della scuola hanno proclamato uno sciopero unitario. Era il 2008 e veniva avanti la riforma Gelmini. Oggi sono di nuovo uniti, insieme a tutto il mondo degli insegnanti, del personale tecnico e amministrativo e degli studenti, nel contrasto alla riforma messa in piedi dal governo Renzi. Una riforma, dicono con una sola voce “autoritaria, verticistica e antidemocratica”. “E’ una riforma sbagliata alla base e non condivisa con chi nella scuola ci lavora – spiega in conferenza stampa Elvira Meglioli, segretaria FLC Cgil provinciale -. Quella che viene delineata non è la scuola della Costituzione, cioè una scuola pubblica, inclusiva e aperta a tutti. Ma si ispira al modello aziendale, su una scia iniziata con l’allora ministro Moratti”. Il primo dei punti dolenti è quello dell’introduzione del “preside manager”. “Vengono dati pieni poteri al dirigente scolastico – continua Meglioli -che a sua discrezione, e senza alcun controllo, potrà disporre se il disegno di legge rimane com’è del salario accessorio, della mobilità dei docenti e del piano di offerta formativa. Sparisce il concetto di collegialità e condivisione delle decisioni. Il collegio docenti infatti – conclude – verrà ascoltato ma non avrà poteri decisionali”. Quella che si teme però è anche una deriva di tipo clientelare, il preside infatti avrà un potere discrezionale sulla vita lavorativa degli insegnati finora mai conosciuto nella scuola. “Cosa ne sarà della libertà di insegnamento come prevista all’articolo 33 della Costituzione? – aggiunge Antonio Bonfrisco, della Gilda degli Insegnanti – Cosa succederà a chi non sarà in linea con le posizioni del preside? E quanto ne risentiranno gli alunni in termini di qualità dell’insegnamento?” Domande lecite davanti ad una rivoluzione che trasforma in servizio la funzione primaria dello Stato che rappresenta la scuola. Ma, le critiche a questa riforma non finiscono qui. Il governo avoca a se stesso temi storicamente della contrattazione. “Siamo da sette anni senza contratto – incalza Monica Leonardi, Cisl Scuola provinciale – e oltre a questo ora temi come il salario vengono tolti da un tavolo che non si confronta con le parti sociali per diventare materia legislativa”. Ancora, in questa riforma è prevista l’introduzione del 5×1000 da devolvere, attraverso la dichiarazione dei redditi, a singoli istituti. “Quello che accadrà è che le famiglie più facoltose devolveranno un 5×1000 maggiore e lo faranno nelle scuole dei loro figli – aggiunge Meglioli- determinando l’allargamento della forbice tra scuole di serie A e scuole di serie B”. La proposta dei sindacati è invece quella di vedere raccolte queste entrate in un fondo nazionale dal quale si possano ripartire in maniera equa. Ci sono poi le assunzioni promesse dal governo e disattese nella maggior parte e la diminuzione degli investimenti sulla scuola pubblica a favore di quella privata. Viene ricordato allora che la Costituzione dice che le scuole private sono libere purché non comportino oneri per lo Stato. “Lo Stato in questo caso – commentano – si ritira, sposta risorse da una parte all’altra facendo della scuola italiana quella meno finanziata a livello europeo”.
Solo nella nostra provincia ci sono circa 7.500 persone tra insegnanti e personale ata. Un mondo che, rivendicano i sindacati, non è stato ascoltato e non ha partecipato in alcun modo a determinare i miglioramenti auspicabili per la nostra scuola. Che è la scuola di tutti. Soprattutto dei cittadini di domani.
Le ragioni dello sciopero del 5 Maggio prossimo sono dunque molteplici. Rispondono tutte al timore che si voglia trasformare la scuola in una scuola- azienda.
Ma la scuola non è e non può essere un’azienda: di nuovo, è una “funzione primaria dello Stato”.
Da Reggio Emilia partiranno alla volta di Milano dei pullman da Piazzale Europa, martedì 5 maggio alle ore 06:45. Li si terrà una delle sei manifestazioni previste in tutta Italia.
Con l’obiettivo di fermare la scuola per far ripartire la scuola.