Retrospettive Emma Bonazzi
“l’artista bolognese Emma Bonazzi può essere, oggi, svelata ai più. Perché sì, che fosse stata un’artista importante si presupponeva, che l’opera in possesso della CGIL avesse partecipato alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1920 ne testimoniava il valore”
BIOGRAFIA
BIOGRAFIA EMMA BONAZZI EMMA BONAZZI (detta Tigiù) nasce a Bologna nel 1881. Si diploma a pieni voti all’Accademia di Belle Arti della città nel 1913, dopo aver frequentato il Corso speciale di Figura con Domenico Ferri dal 1910 al 1913, e vince inoltre il Premio Speciale del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1914 partecipa alla I Secessione Romana con un dipinto, “Bambola”. L’anno successivo vince ex equo con Olga Raisini il Concorso Bevilacqua d’argomento sacro a Bologna, con un disegno a e carboncino “Santa in estasi” e sempre in quest’anno è presente con Protti, Busi e Corsi all’Esposizione Internazionale di San Francisco. Nel 1916 partecipa all’esposizione della Società Francesco Francia a Bologna e pubblica sulla neonata rivista “Bianco e Nero” una “Salomè” realizzata a china. E’ probabilmente dal 1917 che entra in contatto con la tipografia Chappuis e il gruppo di artisti gravitante intorno ad essa. In quest’anno realizza la locandina “Date carta alla Croce Rossa”, illustra un racconto sul Corriere dei Piccoli e realizza il manifesto per l’acqua “Litiosina”. Nel 1918 vince il premio città di Stoccolma con una “Salomè” realizzata con l’insolita tecnica di pittura e ricamo; realizza inoltre il dipinto “La Samaritana”. Prosegue la sua partecipazione a esposizioni e mostre: nel 1919 è all’Esposizione Regionale Lombarda d’Arte Decorativa e alla mostra romana della Società Amatori e Cultori con l’opera “In rosa”. Nel 1920 partecipa alla Biennale di Venezia con un trittico: “Grano, Melograno e Salice” ed espone alla II Secessione Romana. Nel 1921 è presente alla I Biennale Romana con “Donne Abruzzesi” ed espone alla Fiorentina Primaverile tre dipinti, sei acquerelli e dodici applicazioni a ricamo. Nello stesso anno realizza per le Tipografie Baroni il manifesto “Coppa del Re” continuando e intensificando l’attività grafica. Nel 1922 partecipa alla Fiera internazionale del Libro e alla XIII Biennale di Venezia con il dipinto “La Formica”, testimoniato sul catalogo curato da Sapori mentre non vi è traccia della presenza in mostra del dipinto “Nudo”, che la critica fino ad oggi accreditava svolto per tale manifestazione. Realizza inoltre il manifesto per i Balletti Russi Leonidoff e il riuscitissimo Calendario Barilla, nel quale evidenzia la sua svolta verso il linguaggio decò. Nel 1924 dipinge “Pronta per il veglione”. Dal 1925 inizia la collaborazione con la Perugina, come consulente artistica, che si protrarrà fino al 1940 circa. Nel 1928 progetta e realizza lo stand per l’Istituto Seta Italiana alla mostra campionaria del Littoriale di Bologna. L’anno successivo illustrerà il libro per ragazzi “Quando il diavolo ci mette la coda” edito da Cappelli. Proseguirà in questi anni il lavoro con la ditta Perugina di progettazione di confezioni lusso e allestimenti dei negozi italiani. Nel 1937 realizza il manifesto per “Liquori Pilla” con le tipografie Baroni. Poco si sa dei suoi ultimi anni bolognesi, solo che dovette essere in situazione d’indigenza se Il Giornale dell’Emilia aprì una sottoscrizione dal titolo ”Una pittrice in miseria”. Emma Bonazzi muore a Bologna nel 1959.
A cura di Leda Sighinolfi – professoressa e curatrice dell’esposizione
UN QUADRO IN CGIL: UN’AUTRICE SVELATA
E’ sempre stato lì: sulla parete dietro la scrivania del Segretario Generale. O, almeno, è lì da quando il Segretario Generale e i dirigenti di allora, fautori dell’ingresso di numerose opere di arte contemporanea nella Camera del Lavoro, in occasione del primo stralcio della ristrutturazione della sede (1988), ne apprezzarono il valore artistico e lì lo fecero portare.
Come sia arrivato qui, in Camera del Lavoro, non è noto. Riferiscono che fosse qui, assieme al mobilio della Federterra – Federazione Nazionale fra i lavoratori della terra-(soppressa dal fascismo), poi divenuta, dopo il 1945, Confederterra aderente alla CGIL e, dal 1948, Federbraccianti.
“La filatrice” di Emma Bonazzi (titolo dell’opera ritenuto valido fino ad oggi, poiché “svelando” l’etichetta, si è dimostrato appartenere al trittico “Ciclo di vita”) ha preceduto, quindi, le opere che oltre trenta artisti hanno realizzato per la Camera del Lavoro (il recupero-ristrutturazione è stato ultimato nel 1992) e le successive donazioni generose di concittadini che, abbellendo questo palazzo, “un edificio pubblico nel senso più vero della parola”, hanno condiviso l’idea e la volontà di accrescere il patrimonio culturale collettivo, anche della città.
E’ la stessa volontà che ci ha indotto a sottoscrivere la convenzione con il Liceo Artistico Gaetano Chierici, che impegna la Camera del Lavoro e il Liceo a valorizzare il patrimonio artistico della CGIL e a promuovere ogni anno laboratori con artisti ei studenti ,sulle opere che arricchiscono la nostra collezione, i cui risultati c vengono presentati il primo sabato di ottobre in occasione di “ConTEMPOraneaMENTE – Giornata del Contemporaneo”, giornata in cui gli studenti guidano i visitatori all’osservazione delle opere della Camera del Lavoro.
Ed è grazie a questa convenzione che l’artista bolognese Emma Bonazzi può essere, oggi, svelata ai più. Perché sì, che fosse stata un’artista importante si presupponeva, che l’opera in possesso della CGIL avesse partecipato alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1920 ne testimoniava il valore, ma, nonostante questo, l’autrice non era per nulla conosciuta.
E’ grazie al lavoro dei docenti del Chierici – in particolare alla cocciutaggine quasi “reggiana” di Leda Sighinolfi e al lavoro di Giorgio Teggi – che è possibile conoscere l’artista Emma Bonazzi, detta Tigiù, conoscerne l’audace poliedricità di pittrice, ricamatrice, scenografa, grafica, pubblicitaria, illustratrice e tanto altro ancora. Soprattutto, ci è data la possibilità di conoscerla sia come artista sia come donna che lavora in un mondo faticoso, ovviamente più maschilista di quello odierno, e che tuttavia riesce ad affermarsi anche “inventando” un lavoro nuovo: quello di consulente artistica per l’industria (antesignano dell’art director dei nostro tempi?), battendosi e rivendicando il riconoscimento del suo lavoro.
Affascina il percorso artistico e professionale di Emma Bonazzi, ci inorgoglisce che una sua opera sia parte della nostra collezione, che la decisione di allestire una mostra sulla sua attività artistica sia l’occasione per riparare all’errore del titolo attribuito al quadro e di farne conoscere l’autrice.
Ci inorgoglisce soprattutto avere la possibilità di svelare e valorizzare ciò che la donna artista ha saputo creare di nuovo.
E poi, sì, in questi tempi in cui il lavoro delle donne è ancora così faticoso, misconosciuto, non valorizzato, siamo orgogliosi del luogo in cui il quadro di Emma Bonazzi è stato collocato – che sia stata una scelta consapevole o meno. Sulla parete, dietro la scrivania del Segretario Generale è la posizione giusta!
Segreteria Camera del Lavoro Territoriale Reggio Emilia