PROCLAMATO LO STATO DI AGITAZIONE E IL BLOCCO DEGLI STRAORDINARI ALL’ASP CARLO SARTORI

3 Novembre 2015

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“Salviamo l’ASP: salviamo il lavoro e il welfare pubblico”

La decisione assunta il 21 settembre dagli amministratori dell’Unione della Val d’Enza di decretare chiusa l’esperienza dell’ASP Carlo Sartori, nata solo 5 anni fa, per dare vita ad una Azienda speciale non trova riscontro in un progett0 che risponda alle attuali difficoltà di bilancio. Nei due incontri fatti non sono stati presentati, per quanto richiesti, i dati che giustificassero la decisione assunta. Ad oggi non vi è un piano Aziendale che prospetti in modo chiaro e realistico il recupero del deficit e costruisca una situazione di pareggio di bilancio. La scelta porta a sacrificare sull’altare di quello che oggi appare come un fallimento manageriale dell’ASP il Contratto nazionale di lavoro degli operatori e un modello assistenziale che in Regione funziona e produce qualità. Questo è inaccettabile”.

Così una nota unitaria dei sindacati del pubblico impiego introduce le ragioni della proclamazione dello stato di agitazione che da oggi, 3 novembre 2015, metteranno in atto i lavoratori e le lavoratrici dell’Asp della Val D’Enza. Nelle assemblee del 30 ottobre e del 2 novembre scorsi, i lavoratori hanno dato mandato alla RSU e a CGIL CISL UIL di categoria di proclamare lo stato di agitazione, con il blocco degli straordinari, per poi proseguire con le iniziative che verranno concordate nelle assemblee perché l’ASP rimanga pubblica e i lavoratori conservino il Contratto nazionale di lavoro.

La decisione di andare avanti nella costituzione di un’ Azienda speciale “penalizza ingiustamente le lavoratrici e i lavoratori e rischia seriamente di compromettere la qualità del lavoro e il futuro dei servizi alle persone anziane nella Val d’Enza – spiegano Cgil Cisl Uil di categoria -. La scelta degli amministratori di non sospendere la decisione adottata e di tirare diritto con la motivazione della non sostenibilità economica dell’Ente, non è sufficiente perchè non solo non è mai stato dato un piano aziendale che espliciti quali, quante e da dove vengano le risorse per recuperare questo dato preoccupante, ma sono anche state fatte delle proposte della Controparte, nella trattativa del 4 settembre, che complessivamente peggiorano le condizioni lavorative. Infatti, la proposta è di sostituire il CCNL con un contratto Aziendale e di stabilizzare una piccola parte degli operatori (peraltro già oggi assumibili a tempo indeterminato) introducendo il jobs act per raggranellare un po’ di contributi dallo Stato e mettere temporaneamente una toppa al deficit della struttura” .

Dalle assemblee che si sono svolte con i lavoratori è emersa sempre più chiaramente l’ansia per il rischio che nel nostro territorio si inneschi un pericoloso processo di progressiva dismissione del modello di gestione pubblica dei servizi agli anziani, e più in generale del nostro welfare. Rischio che appare concreto e che vede “ i dipendenti che, sul versante lavoro, saranno le cavie di questa “sperimentazione”, privati delle tutele del Contratto Nazionale di lavoro, per poi imporre sulla loro pelle un contratto aziendale che peggiorerebbe l’attuale condizione contrattuale e senza garanzie che in futuro non possa ulteriormente peggiorare”.
I motivi economici, e il deficit di bilancio di 458.000 euro che si è prodotto, a detta dei dirigenti e degli amministratori locali, a causa di una aliquota IRAP troppo alta rispetto al privato e alla cooperazione sociale, che sarebbero alla base della decisione di scioglimento dell’ASP Carlo Sartori da soli non reggono.
Infatti, “se è vero, come è vero, che l’imposta penalizza tutte le aziende pubbliche peraltro, tema oggetto in questi giorni di confronto tra le Organizzazioni Sindacali Confederali regionali e la Regione – si chiedono i sindacati – non si comprende come in Provincia siano presenti ASP riescono a rispondere alla situazione innovandosi e riorganizzandosi”.
Domanda che mette in discussione le causali ufficiali, a partire dalla questione Irap, che appare così una questione importante ma non decisiva. “Va detto che la Regione finanzia con risorse dal Fondo della non autosufficienza (FRNA) le Aziende alla persona a gestione speciale fino coprendo in buona parte l’impatto economico che hanno i costi dell’IRAP – aggiungono FP Cgil, Cisl FP e FLP Uil e la Rsu- mentre in caso di passaggio ad Azienda Speciale di natura economica è noto che la Regione chiuderebbe i rubinetti”.
Allora “i veri problemi sono piuttosto da ricercare in una governance che nel suo complesso non pare all’altezza del compito, a partire dai vertici dell’ASP. Per fare un esempio di cattiva gestione non si spiega come mai vi è al Carlo Sartori una presenza di precari, tramite il ricorso ad agenzie di lavoro interinale, di gran lunga maggiore della percentuale consentita dal Contratto di lavoro. E sappiamo che il lavoro interinale costa di più del lavoro subordinato e stabile, in special modo quando nelle ASP si può assumere a tempo indeterminato”.

L’auspicio è che la vicenda Carlo Sartori sia approfondita con attenzione e senso di responsabilità da tutte le istituzioni locali affinché si intervenga per impedire questa scelta ritenuta dannosa e sbagliata.

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