PENSIONI. Risposta del Governo insoddisfacente
CGIL: mettere subito in campo un’iniziativa di mobilitazione
La risposta del Governo alla sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il blocco delle rivalutazioni delle pensioni superiori tre volte il minimo, attraverso il decreto legge n.65, è del tutto insoddisfacente.
Sappiamo infatti che abbassando le aliquote di rivalutazione, il restituito ammonta a 2,18 miliardi contro i 16,6 miliardi, più interessi, che sarebbero stati necessari in caso di corresponsione totale degli arretrati.
A ben vedere si tratta di un decreto “col trucco”: il Governo ha infatti provveduto ad eliminare il blocco della perequazione introdotto dalla Legge Fornero (senza riportarlo alla condizione preesistente) ma ha ridotto per la restituzione le percentuali per gli anni 2014-2015 già fissate dalle leggi di stabilità del 2013-2014 per le pensioni superiori a tre volte il minimo.
In altre parole il Governo si è voluto mettere al riparo da possibili ulteriori ricorsi di pensionati con assegni medio-bassi che volessero far valere le proprie ragioni.
Perché quanto si rimborsa è una parte minima di quanto dovuto.
L’intervento del Governo è, quindi, molto distante dall’indicazione contenuta nella sentenza della Corte Costituzionale ed è molto più vicino, così come lo fu l’agire del governo Monti, al rispetto del principio del pareggio di bilancio e agli obiettivi di finanza pubblica, peraltro dettati dall’Europa.
Parallelamente, il presidente del Consiglio ha in questi giorni anticipato che il governo è intenzionato a cambiare la struttura del sistema pensionistico favorendo la pensione anticipata ai lavoratori precoci sessantaduenni e donne – la “nonna” che si godrà i nipoti rinunciando ad una parte della pensione – con penalizzazione dell’importo in percentuale a seconda di quanti anni mancano ai 66 previsti. Oppure con la reintroduzione delle quote (40 anni di contributi + 60 anni di età), l’anticipo dell’assegno pensionistico entro il tetto della Naspi (la vecchia disoccupazione) da restituire successivamente a rate o la cosiddetta “staffetta generazionale”. Il tutto da affrontare nella prossima legge di Stabilità.
Dichiarazioni accompagnate da considerazioni strumentali sull’insostenibilità dei costi del sistema pensionistico italiano e dell’INPS, i cui conti, tranne il fondo pensioni dei dirigenti, in realtà sono in attivo. Se di problemi di sostenibilità si vuol parlare, infatti, questi riguardano la commistione tra spesa previdenziale e spesa assistenziale di cui l’istituto è stato gravato.
A partire da tutto ciò la Camera del Lavoro di Reggio, e il suo Comitato Direttivo, ritiene che su questo tema occorra mettere in atto da subito una iniziativa confederale di mobilitazione, di tutta l’organizzazione, sulla base di una piattaforma discussa e approvata dalle lavoratrici e dai lavoratori, dalle pensionate e dai pensionati per non subire l’iniziativa del Governo ed anzi riaprire la partita delle pensioni partendo dalla considerazione che la legge Fornero va rimessa in discussione radicalmente nei punti cardine: dalla soppressione delle pensioni di anzianità, all’innalzamento fino a oltre 6 anni dell’età pensionabile, dalla creazione degli esodati e sino all’impossibilità per chi ha lavori precari di non accedere, mai, nel futuro a una pensione che possa definirsi tale.
Per questo condividiamo la richiesta avanzata unitariamente, proprio in questi giorni, dal sindacato dei pensionati di convocazione di un tavolo di confronto generale sulla previdenza e sulla revisione sui diversi aspetti della Legge Fornero, compreso quello del meccanismo di perequazione delle pensioni; ancora una volta, invece, c’è difficoltà ad ottenere un tavolo di confronto con il Governo.
Ci piacerebbe non dover ricorrere ai ricorsi legali: in ogni caso per promuovere un ricorso è bene aspettare la conversione in legge del decreto che deve avvenire entro 60 giorni dalla emanazione, perché nella discussione parlamentare i contenuti potrebbero essere modificati.
Infine, per quanto riguarda il meccanismo di rivalutazione automatica delle pensioni per noi il punto di riferimento resta quello definito dalla legge ante Fornero ed alle leggi di stabilità degli ultimi due anni, perché prevedono un adeguamento delle pensioni decrescente con il crescere dell’importo percepito, che si annulla oltre un certo limite, ma che assicura a tutti un aumento pro-quota, in grado di “coprire” dagli effetti dell’aumento del costo della vita almeno una parte dell’importo della pensione.
Per avere un’idea di cosa e di chi stiamo parlando, possiamo dire che a Reggio Emilia i pensionati, nel 2013 erano 140.340, di queste quelle bloccate dalla legge Fornero erano oltre 44.500 perché superiori a tre volte il minimo e 12.971 quelle superiori oltre 5 volte il minimo.
PENSIONATI ANNO 2013 PER CLASSI DI IMPORTO MENSILE E SESSO |
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IMPORTO MENSILE LORDO |
N. PENSIONATI |
DI CUI: |
N. |
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1.500,00-2.499,99 |
44.501 |
DONNE |
19.122 |
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UOMINI |
25.379 |
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2.500,00 – 2.999,00 |
6.468 |
DONNE |
2.117 |
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UOMINI |
4.351 |
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> 3.000,00 |
7.143 |
DONNE |
1.604 |
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UOMINI |
5.539 |