L’INPS SOVRASTIMA LA PENSIONE PUBBLICA E IL GOVERNO RENZI PENALIZZA LA PREVIDENZA INTEGRATIVA

22 Giugno 2015

L’Inps sovrastima la pensione pubblica e il governo Renzi penalizza la previdenza integrativa. Un mix che pagheranno le future generazioni.

“La mia pensione” è il nuovo servizio dell’Inps che permette di simulare quella che sarà, presumibilmente, la pensione pubblica dei cittadini.

A ben guardare però, Il calcolo della pensione con questo strumento viene fatto sulla base di previsioni della Ragioneria generale dello Stato e si basa su età, storia lavorativa e retribuzione/reddito. Pochi parametri individuali inseriti nella simulazione e parametri macroeconimici puramente teorici. Le stime utilizzate dall’Inps per simulare la pensione, e quelle usate da moltissimi siti che fanno simulazioni via internet, si basano infatti su scenari teorici che prendono come riferimento un lavoratore “stabile non precario” che non smette mai di lavorare, con previsioni di carriera senza buchi contributivi e retribuzioni crescenti nel tempo pari al 3%”annuo, con versamenti all’Inps pari al 33% della retribuzione, in piena salute e con una rivalutazione del montante contributivo pari ad un Pil dell’1,5%.

In questo modo non si producono simulazioni realistiche nella maggiorparte dei casi, al contrario si sovrastima moltissimo la pensione pubblica, illudendo i cittadini e inducendoli a non risparmiare per il futuro, utilizzando ad esempio i fondi pensione o mantenendo il tfr in azienda.

Se a tutto questo aggiungiamo l’aumento della tassazione dei rendimenti sul risparmio previdenziale e sul TFR accantonato in azienda e la possibilità di integrare la retribuzione con il TFR, provvedimenti introdotti dal governo Renzi con l’ultima finanziaria, rischiamo un vero dramma pensionistico per le future generazioni.

“Tutto questo ad oggi – spiega Rino Soragni, responsabile Previdenza Cgil Reggio Emilia – è un miraggio pensionistico, scenari di questo tipo erano forse esistenti negli anni 70\80 ma sono molto lontane dalla crescita economica del nostro Paese e del mercato del lavoro attuale, basta ricordare che in alcuni settori come il pubblico impiego la retribuzione non cresce da 7 anni per via del blocco della contrattazione”.

“Anche il Pil non è sicuro che cresca dell’1,5% all’anno fino alla pensione – continua Soragni – se guardiamo agli anni passati mediamente dal 2000 al 2011 è cresciuto dell’0,3% addirittura negli ultimi 5 anni, causa la recessione economica, la media del Pil è stata negativa (-0,19%) e, senza interventi, produrrà l’effetto paradossale di sottrarre soldi da salvadanaio previdenziale dei futuri pensionati Italiani anziché rivalutarlo”.

La Cgil fa suonare un campanello d’allarme: non è contraria alle simulazione dell’Inps sulla pensione pubblica purché siano fatte con parametri ecoomici più realistici e diversificati per casistiche. Solo attraverso un’informazione corretta, e senza penalizzare il risparmio previdenziale, si da la possibilità al cittadino di capire in quali scenari futuri si muoverà, e dunque di scegliere di conseguenza. Infine, bisognerebbe prevedere interventi di garanzia per riconoscere una pensione a quelle figure del lavoro precario e discontinuo con meccanismi di solidarietà all’interno del sistema pensionistico o a carico della fiscalità generale. L’attuale sistema previdenziale infatti, tutto contributivo, produrrà dei lavoratori che, alla soglia dei 70 anni e avendo sempre lavorato, riceveranno pensioni da fame.

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