dall’invenzione maschile della democrazia al pensiero delle sovrane

7 Aprile 2015

“Nessuna riforma istituzionale può essere efficace se non si realizza una convivenza nuova tra uomini e donne. Questa può nascere soltanto rivoluzionando il modo di intendere il concetto di sovranità, che deve essere radicalmente diverso da quello cha ha orientato prima l’assolutismo monarchico, poi la democrazia rappresentativa e, infine, i tentativi di contenere la disgregazione degli stati-nazione.” L’esclusione delle donne ha pesato, anche in età moderna fino ad oggi, sulla Democrazia pensata e attuata al maschile. Alcune sovrane, non le regine tali per investitura maschile, hanno vissuto sopra e fuori dalla pratica democratica maschile, inventando un altro vivere per sé nel mondo. Annarosa Buttarelli ce le indica come modelli per ri/pensare la democrazia, scavalcando il tempo e la storia che la normalità maschile ha costruito e ha indagato la loro faccia nascosta di donna con un metodo che non si identifica con le ricostruzioni biografiche dell’accademia storica. E’ qui la grande rimozione, l’esclusione delle donne e della loro generatività, per dirla con Maria Zambrano “Gli uomini si appropriano della creatività naturale delle donne, della loro capacità di mettere al mondo dei figli – ma fanno anche di più. Il potere generativo maschile si estende in un altro ambito; gli uomini trasformano ciò di cui si sono appropriati in un’altra forma di generazione, l’abilità di creare una nuova vita politica o di mettere al mondo il diritto politico.” Riappropriarci delle parole per modificarne il senso con fedeltà a sé stesse, come in “Sovrane” di Buttarelli, ci permette di essere infedeli alla cultura maschile e di aiutare donne e uomini a trovarne un’altra. Ne parliamo in uno dei luoghi principe della democrazia rappresentativa: il sindacato. Un luogo in cui il modello di “inclusione” delle donne è condiviso con molte delle altre forme di organizzazione sociale e istituzionale: monosessuato, perennemente in crisi e bisognoso di riforme. Ne parliamo con una femminista storica, un uomo che da tempo si è messo in ascolto della parola femminista e un uomo del sindacato.

Altezza righe+- ADim. carattere+- Stampa

Cerca in archivio per parola chiave

Archivi